Quando Cristo pianse, lagrimoso in suoi ricordi incendiati da orrende libagioni di un’anima defraudata e, sensibile a denudazione, schivò la paurosa cena vampiresca…
… adirandosi se, oltre alla carneficina, gli aguzzini anche di sfiancarlo spolparono le sue ossa, rapendogli il profumo sinaptico del suo unico colore, di se stesso variopinto
Fervide, le memorie giaccion ardimentose in questo lago d’altrui obbrobri snervato. Sradicato in tinta fumante del ghiacciarlo dentro sonanti labbra che tacquero a toccarlo in profondità (in)delebile. Violata, già gialla.
Ocra per obbedire e non benedirvi, inutilmente ribelli, agli ordini delle o(r)che belle.
Che belva e beffa è la vita!
Salvami uva, avvinazzami a “orrida” orchidea divina ché, magnetica di floreal magma, mi scopi per landa in lande e lava… i peccati.
Salperemo per lidi nostri occhieggianti d’amore.
Esistenza mia, tu che scorticata corresti via, scorci a fuggire ma i brutti ricordi l’inseguirono e bande “campestri” di vili “eleganze” ardiron ché, uccidendolo lì, non riscoccasse per veleggiare nel tappeto magico della sua segreta, occulta vi(t)a smemorata.
Proprio annerita d’egli stesso volenteroso a scomparirsi violento prima che potessero violentarlo e di lor ventagli pavoneggiar chi sono pagliacci, a sparo d’un Cuore rabbioso sempre frenato, annichilito nella sua vivacità per giochi d’infanti “adulti”, detentori legiferanti dello scettro accorato nostro più importante, l’esistenza in quanto sia e non si travesta nelle ilari urla del tutto sperpero “sociale”.
Amici miei, non disperate!
Qui raccatto, fra ciottolato bagnato d’una grinta indomabile, il Tempo che sbiadì e, a mio sbadiglio, si trasformò in lor non riverirmi ma d’insulti raglianti inveirne da “raggianti” raggiranti, poco giganti, ché non tornasse come fu se (non) fosse stato.
“Nanizzato” o seppellito dell’atterrirlo a dimenticassi il mio er(em)o.
L’elmetto combattente del qual, io non tal dei ta(g)li, mi fregerò d’indissolubili, inalienabili e verecondi pregi. Vago, mai sulla vaghezza di tutti, canterini soltanto di “solari” proprio nerezze. Abbaiano volgari, crogiolando l’ignoranza nel così mortale ferirla in sé del gocciolante distillato sul p(l)acarla a plagio deturpante.
Mai paghi, nonostante le p(i)aghe, incessanti di diffamazioni, delle mie seti ne sapete quanto io neppur saprò?
Perché siamo meditabondi tutti, a vagabonderia del tutta la vita un po’ che si getta via.
A voi che frega?
Si scoraggia, di nubi scure viene infranta. Lesa e disarmata.
Quel centro civico di medie mie istruzioni scolastiche, quando fui puberale e a poco a nascermi d’adolescenza, già nel ner cigno delle mie arcigne “fortezze”, pietrificato, mi celai. In quella biblioteca volai.
Ma non sorvolerò su chi errò!
Notti muscolari e crepuscolar decollai per brillar nelle remote, di tempie mie armoniche, a musica agnostica e lontana anni Luce dal vostro tanto fulgente vivere che inver mi par tetro.
Come sempre profetizzai e dai professori ricattatori sviai.
Avvitai il corpus domini, e blasfemo strizzai l’ostia per “maledirla” nel perenne dubbio.
Amleto folle o savio di mente fra quest’immondizia che, del mappamondo, legge sol le geografiche carte della facile conquista, dell’egemonia e dei monopoli belligeranti, quanto siete stolti.
Ottuso è l’imperatore, castra i suoi figli e l’illude, li “a(r)ma” che periscan in fratricide lotte ai fratelli che a lui stan antipatici. Che “Stato” è mai il nostro Pianeta che del “Sole” s’abbevera a ogni rotar di Luna?
Io scapperò sempre. E son narratore intrepido, implacabile appunto del mai calmarmi e del mare affrangerlo ché (non) sarà un deserto del Sahara. Aridi, ov’è Atlantide adesso ch’è finita la poesia e, ad artico stuprarla, gelati non vi commuovete dinanzi alle piogge sincere?
Estiva è la vita, invece! Salirò cretino assieme a chi ha creduto alla “finzione” del Dio inventato dai “deboli”. E ne farò le veci.
Io stesso Dio! Bestemmiatemi ma tanto osanna è.
E mi trafiggerete di “potenze” ad “avamposto” d’una vittoria lorda tutta vostra.
Purissima idiozia.
Miei apostoli, Cristo è morto. Cristo è risorto!
Sia lodato Gesù Cristo. Sempre…
Text by Stefano Falotico
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