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Omaggio a Wes Craven, da Nightmare mi guardi iddio, ai miei (in)cubi ci penso io e il mio culo

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(Irreprimi)bile mer(da), altezzosa/o, (sin)cera, cerea, “abbronzata” nelle tenaglie d’un mondo sterile, partorente “sempreverde” persone graffianti del peggior cor(o) accorpato al materialismo “corpulentissimo” borghese, becero e mer(l)o.

Pizza, pizzi, merletti, il pizzetto e un pizzicotto, una cantilena lenta-frenetica con andamento roteante d’incubo strozzante le “giovani” coscienze già a(du)ltere, “adultizzate” da una società fiera…

I cannibali vivono negli stadi… bradi(pi) e l’adolescente vien concupito da atroci, falsi schemi mentali, “assediato” dalla matematica, dalla già scarsa grigia materia schiavizzata dagli “uomini” tor(chiant)i, e si ciba di tv al p(r)ezzo della figa “meglio” offerente la sua “saputella” frivolezza insipida.

Al che vien voglia che il fuoco s’appicchi, qualcuno in crisi mi(s)tica s’impicca, la gente offende i preti che con dei peti schiamazzano e di retorica ammazza(no), l’unica (ri)petizione è della maestrina inascoltata sulla cattedra(tica). Le cattedrali! Cola il sangue, tutto crolla e io barcollo, ubriacandomi, me “lo” trastullo, è un bon ton(o) e rullo di burro e tamburi(ni), gonfio come quello della Pirelli, che iella, te la dà, il danaro, il fare per avere, il nullatenente più cattivo dei mantenuti con lo stipendio.

E tutto è una (cer)bottana, una squallida, malinconica ce(r)n(ier)a.

Dov’è ieri se oggi non vedo il domani? E cambierò mai e poi mai, oh, mio (a)mare, inculami, prendi una donna e trattala male.

di Stefano Falotico

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