Sedotto in uno lastrico d’emozioni sventolate, vivandate, te(r)se, nella poesia incendiaria, fumante nell’aria opaca, noi, come me, gli svenati, mai nati, ammainatisi a cagion ricattatoria d’una “adult(er)a” società ferina, slabbrati e affamati, (r)affinati tra i lor affanni mai moderati, cani(ni), non carini ma spappolante carne macerante, tra i loro “fall(at)i”, biascichiamo mormorate parole nonsense tra frastagliati aromi acchiappati, allucinati c’immoliamo a fatali respiri (e)spianti, incatenati all’ossigeno sfibrante di cuori in viaggio miracolati, raggianti nonostante il cattivo “fat(u)o” (s)premente...
Read MoreCategory Amleto
Straziato, attanagliato nelle viscere, medito sulla mia professione, con l’impermeabile del tempo atmosferico delle emozioni miscelate ai ricordi.
Angustiato, perennemente demotivato, strangolato, ai “bordi” delle mie tempie, con angoscianti, devastanti risvegli turbinosi nei quali “misuro” l’aria che mi soffoca, fagocita la mia anima in rivoli esangui di stanchezza “mortifera”. E, leggiadro, striscio tra la foschia mattutina, poetico e incendiario, anche incendiato da tremori “a pelle” che, lagrimando nelle mie budella, “starnutiscono” il piacer doloroso della vividezza mia, “sbranata”, afferrata per le corna, soffrente il patimento dell’esser nato e cambiar non potere...
Read MoreSensazioni che vibrano sottopelle, “virano” laddove il pianto si fa “esecrabile”, sì, per ancestrali timori di non esser adatto a questo mondo piatto. E, piangendo, “rinsavisci”, tra fatiscenti ricordi mesti che, in circolo vizioso, si mordon la coda, gatto fra le nebbie dei tuo scor(d)ati pensieri, delle l(i)ane del tempo che passa, “fruttivendolo” delle tue agonie, del respiro già caduco, non ancora però caduto, poeta in un’era di sospiri laconici ove s’è smarrita la vi(t)a vera.
Read MoreFra lugubri stanzoni asettici, asfittico è il torpore del malessere cutanea-mente (o)scuro che, dal profondo nefasto quanto speranzoso del rifulgere in gioiose, nuove armonie, funesta quanto intenerisce e sprona splendente il gagliardo, gaudente spirito degli uomini apparentemente cupi, più vivi degli They Live nauseabondi e frivoli, avvolt(olat)i foschi-dementi in questo mo(n)do oggi rocker, domani melanconico come una fievole, calda melodia jazz che, sfregando immagini inquietanti di (sotto)fondo, cari (s)fondati (in)certi, irta ed eretta di cric-track-mind, irosa e rossa nel trasfonderci umana, cauta e lieve, ci inonda di letizia, invece, corroborante la nostra psiche, sempre anima(ta) nella mente vera e giustamente, appunto, vitrea nel lindor accecante del viaggio pen(sier)oso e talo...
Read MoreLa fine, il nubifragio, l’ansia, la libertà mia che, sotterranea, s’è sempre alimentata di poesia espressa, cari repressi. Non opprimetemi, altrimenti (s)premerò.
Stringe! Il tempo, la vecchiaia. La nuda essenza, la paura, la fine. Un viaggio a ritroso, solfeggio, soffice nuoto fra le onde della mia anima poderosa, e piango, tumefatto da tanti orrori, rinsecchito, ischeletrito, guascone smorzato e non più libero. Scheggiato e in burrasca, strambo, mutante, in questo solito liquame sociale in cui tutti millantano e invero non sanno...
di Stefano Falotico
Teschio volteggiante sulle mie pal(pebr)e che, lucido, corrodendo la mia anima, si spacca e annuso, nelle sue mille fratture, la mia friabilità e il sen(s)o… del tutto nauseante. Siete rivoltanti, morti in viaggio che camminano in the mouth of madness, la luciferina foll(i)a impazza, sempre più pazzi stan nelle p(i)azze, c’è chi sbraita, chi apre le serr(and)e e chi si scalda, state calmi. Andate a Venezia e immergetevi… nelle calli, dico anche a voi, donne callose, a voi, uomini calunnianti, a te, testa di cazzo. Pigliatelo in culo e nasconditi nella tua ombra, non lascerai nessuna orma, sei sol un orso e un già morto. Ti do da mangiare questo salmo(ne) e abbocch(era)i sempre come un pesce, sei un peso, evviva El Paso! Ove i cowboy ruban le banche, mio gregge...
di Stefano Falotico
Ultimamente, molte cose non vanno benissimo. Provo a tirar acqua al mio mulino ma imbarco solo un Sole già sbiadito che scoreggia fra nuvole del mio tramonto vicino al cam(m)mino bello che bruciato tanto quanto, avendo pochi soldi per vestirmi, la toppa in mezzo alle gambe che sta facendo fuoriuscire quel mio “arnese del mestiere” che, a contatto col fuoco, ardendo, mi sa che devo cucinarmelo perché le quaglie son ammuffite a causa del mio frigorifero senza luce.
Anche il “riscaldamento” deve prendere una “boccata d’aria”.
Eh sì. L’uccello va a f(r)asi alterne.
Sì, è troppo colto e, anziché darsi alle cagne per sfogliar le lor crostate millefoglie, sfoglia l’enciclopedia Treccani...
Read Moredi Stefano Falotico
Il crimine più grave è intaccare gli equilibri intoccabili e collaudati d’una psiche (im)mutabile: se tocchi il punto “fragile”, attento, perché furioso addenta… “gracile” e scricchiolante…
Ho sempre consacrato me stesso al valore alto del poetico incanto, per non esacerbarmi nella putridità mortifera della bieca umanità carnivora. Ma gente assai ignorante e d’impertinenza testarda volle spiaccicarmi come mostarda affinché la mia congenita alterità si mescesse alla loro borghese, “paciosa tranquillità”. Fu uno sciagurato errore che proprio loro alterò, or flagellati a scuoiate pelli di tali infingardi scoiattoli vigliacchi, nella mia cena vampiresca che celebrerò in altare di sopraffino oro, spellando con calma le cere loro.
Meticoloso, come ...
Read MoreNobile zolfo
Adoro il profumo della mia pelle. La mia pelle che s’accartoccia in sigarette profumate di fantasia. Alle pendici di torpidi vulcani avviluppanti nella nevralgia mia adirata in volto, sbraitante furore misto a languori di mai pace rasserenante.
Qui, tra viventi spaventapasseri dalle lugubri maschere carnali, la poesia è svanita, sepolta da un cumulo di tronfie sconcezze. E, ove la noia regna sovrana, è riscaturito il principe fastoso della sua malinconia risorta. In gloria atea, combattiva gli obbrobri che una società caudina sta perpetrando con acuminate e sempre più sfregianti risa stolte.
Io, il principe, che m’aggrappai lungo i monti delle crepe alla mia consacrata anima contemplativa...
Read Moredi Stefano Falotico
Accigliato, ai bordi di queste case diroccate, “piovono” macerie sul selciato della mia anima. E, fra tante vite permeate di fresche lor libagioni mai stanche, “affilo” il naso nell’aspirazione nervosa che dia un tocco di prelibatezza a tal logorio mio che par di tutti i dì disamorato. Ancorato ad ancor sperare che domani i tramonti sian inebriati, meno spettrali, di tante rinate vite a me ad attraccar per non più nessuno attaccare.
Quella sicumera, quella forza d’urto che mi spingeva, oggi tutte le illusioni son deperite in vimini col disco della mia ernia...
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