Fantasm(atic)i, c’illanguidiamo nel turbinio “turbo” di sere tempestose, fievolmente arroccati e arricciati a liquido cangevole di noi esausti, investigatori marci delle nostre speranze dissolute, dissoltesi nelle ossa dei cadaveri al c(imit)ero e dei lor guardiani abba(gl)ianti la (scon)fitta di dolori esistenziali rappresi nel sangue impotente degli sterilizzati lor cuori, dei loro odori oramai anestetizzatisi nella nebbia crepuscolare d’un tempo avvizzitosi, non più “muscolare”, dei dubbi (im)pertinenti a spettinarli in gabbie metalliche a controllo dei morti in una pianura moritura, “abulica”, lenta dei lor moribondi stanchissimi...
Read MoreCategory Cimitero
Fra lugubri stanzoni asettici, asfittico è il torpore del malessere cutanea-mente (o)scuro che, dal profondo nefasto quanto speranzoso del rifulgere in gioiose, nuove armonie, funesta quanto intenerisce e sprona splendente il gagliardo, gaudente spirito degli uomini apparentemente cupi, più vivi degli They Live nauseabondi e frivoli, avvolt(olat)i foschi-dementi in questo mo(n)do oggi rocker, domani melanconico come una fievole, calda melodia jazz che, sfregando immagini inquietanti di (sotto)fondo, cari (s)fondati (in)certi, irta ed eretta di cric-track-mind, irosa e rossa nel trasfonderci umana, cauta e lieve, ci inonda di letizia, invece, corroborante la nostra psiche, sempre anima(ta) nella mente vera e giustamente, appunto, vitrea nel lindor accecante del viaggio pen(sier)oso e talo...
Read MoreDi male in vostro peggio, quel che importa è avere “culo”
Introduzione ironica, su calor(i)e del cazzo te lo frego
Tutti a prepararsi per San Silvestro. Ma dove cazzo volete andare se non in culo alle vostre balene quando è il cervello che vi manca? Di mio, posso dire che mi masturberò su qualche canale eroico, suonandomelo di lirica del cavaliere solitario, come Clint Eastwood, pistola in grilletto freddo a scaldarvelo. Anche per quanto concerne l’erotismo onanista, infatti, la mia cerniera apatica non dà di botti/e artificiali. Oramai, credo solo a dormirmela. Fallo sta, che son cazzi. Comunque sia, lo prenderete. Il resto è consolarvi da lamentosi e diete ipocaloriche d’insalata fra acciughe scopate e un origano al posto del vero orgasmo. Fidatevi.
Non c’è speranza né per ...
di Stefano Falotico
Ferreo è il fascino corvino delle notti brade a balorda “sconcezza” che in me si dimena, scimmiesco principio d’onnipotenza in virenti e nere cornee fra gli alligatori sporchi. Gravitare nel fango, sedersi ed esplodere di rabbia affliggente stavolta loro, i caudini e meschini.
Una punta di diamante, letargico vulcano di furiosa, esplosa vita! Rinsavito!
Arsa la pelle, in gracile flagellarsi, narra della mia peripezia da licantropo nel tocco prelibato d’un luciferino assaggio. E le donne svesto a dissanguato mio aroma di succhiante papilla, nelle toccate e mie ferite, gustative papille oculari e nel gustoso morderle in calibrati palpiti con scaltra, indagante oculatezza ambigua...
Read Moredi Stefano Falotico
Ella s’intirizzì, il mio cavallo s’imbizzarrì e rizzo fu al lazo preso di vol(t)o arrossito.
Spomp(in)andomi, nel cimitero infilai la mia crucis. E l’ambulanza mi salvò dalla puttana in calore.
Prima che seppellisse il mio cadavere assieme al suo, da an(n)i andato già nella tomba peccaminosa senza romanticismi e mimose, si toccò ove, senza pudore, la mostrò al corteo dei piangenti, vicino ai c(ipr)essi. E la incipriò.
Tornai al cimitero e regalai al becchino un “bocchino” della vedova. Quella era mia moglie.
E questa è una stronzata necrofila ma che sa il “cris(an)t(em)o” suo.
M’apparve infine un cer(v)o, aveva una brutta cera perché anche lui fu trasformato in Bambie dalla gatta morta.
La vita è una (...
di Stefano Falotico
La più grande favola “nera” di Natale mai raccontata, secondo la versione ancestrale di Batman il balestriere delle emozioni risorte in grembo dalle sepolte sue macerie, qui scagliate a freccia veloce
Scevro da mielose smancerie e sconcezze varie di tal perduta società allo sba(ra)glio perpetuo, immolo il mio corpo in “immonda” santità divina. E, in questo salmo mio scalmanato, scotennerò il Cuore amatissimo dinanzi alla lussuria vostra sempre più ad affannarsi per altro infranger le tempie del Tempo che, sol di rammaricarvi privi oramai d’amore, creperete assonnati di “tanta” oscurità e già vecchio, opaco lindore che mai fu, dunque non foste, neppure quando io nacqui oltre.
Giungo nei pressi di un’abitazione tinta di “fresco”, “rinomata” di tutto ...
Read MoreDi come Travis Bickle, man on fire, li ammazzò uno dopo l’altro in uno spettacolo “aberrante”, di vendetta impressionante, marchiandoli a stigmata perpetua
Nel Mondo, nascono subito persone come me che, arrivate alla soglia già molto precoce della soglia percettiva, fermano la coscienza, apparentemente immobilizzandola, per approdare allo sterminio di sé catartico, d’una estrema unzione nel disintegrare la razza storpia dell’umanità sbagliata e sbadigliante, sempre sull’orlo omertoso del confessare le meschinità con ipocrite bugie ma poi mentirle, nel non pentimento di massa.
Dinanzi a un carro armato di profonda “atimia”, non puoi nulla. Quando affila l’arma, lo sterminio li devasta...
di Stefano Falotico
Leggende maculate nella pelle di cuoio d’un glaciale, freddissimo Clint Eastwood che, dal profumo innervante torpori alati del suo revenant sconsacrato, sigillò a noi la punizione estrema, la più esemplare…
I corvi gracchiano, i cieli imbruniti son stanotte scolpiti da “balorde” nuvole d’una epica ritorsione.
La malefica crudeltà odo che vendicata sarà. E gemeremo tutti, modellati al comando d’una onnipotenza biblica, ritornata da vetuste stagioni oniriche ch’assediammo per macchiarle con la nostra immonda vanità...
Read Moredi Stefano Falotico
Presto questo mio scritto comparirà in un libro, forse nella mia versione Necronomicon.
Nosferatu
Un cannibale che viaggia fra generose, sfoglianti follie. E piange le sue mestizie nell’imbrunire della strada. Come la vendetta nel mio nero mantello!
Irsuto, in tendini nervosi, si squamano le agonie, squalo in questa città che poltrisce...
Read Moredi Stefano Falotico
L’inverno del nostro “concerto”
Vana è la strada di chi, timorato da Dio, chiede venia perché mi sven(tr)i, resisto basculante in oscillazioni nervose ma tutto il mio casino è (de)generato da una rinomata Natura, anche corporea oltreché fisica, che sradicò il Tempo per innamorarsi nei suoi lembi, lemme lemme e flemmatico arco di tempie contemplanti. Girovago, non mento a chi sono dentro, trascorrono le stagioni e le piogge dell’anima trascolorano, un viavai di “saliscendi”, di sale a pelle in dolcezza eburnea che guarnisce ma, giammai guarito, rido (s)contento. Imbrunita è l’aurora, porgimi un sorriso e increspalo a virtù della più vanitosa mia spina infranta in rose ammaccate dell’animo perso...
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