Monthly Archives May 2015

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Rocca Calascio, Vintage spettro monumentale

roccacalascio 

Ove tu ti stagli, imponente, alta e arcigna, da lassù, sulfurea e “scricchiolante”, cerea e di marmo grezzo intagliato come diamante sopraffino, ci guardi ed esplori le nostre paure, “superstiziosa”, sei di mistica ascendenza secolare, abbarbicata fra rocce rupestri di maestoso splendor nostro penetrante. “Addobbata” solo dalla tua scabra, “glabra” trasparenza, t’affacci da lontano sul mare, abruzzese “statua” in monumento delle eclissi lunari. E ci (s)colpisci in vetta tua inarrivabile di fascino e suggestione suprema.

Da Ladyhawke a Il nome della rosa, sei stata la residenza fastosamente cinematografica.

Di notte, sappiamo, che mille e più fantasmi, a(r)mati nelle tenebre, abitan la tua torre e da lì si “diramano” lungo gli argini del tuo castello, scivolando ne...

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(Ru)giade

Giada

Sedotto in uno lastrico d’emozioni sventolate, vivandate, te(r)se, nella poesia incendiaria, fumante nell’aria opaca, noi, come me, gli svenati, mai nati, ammainatisi a cagion ricattatoria d’una “adult(er)a” società ferina, slabbrati e affamati, (r)affinati tra i lor affanni mai moderati, cani(ni), non carini ma spappolante carne macerante, tra i loro “fall(at)i”, biascichiamo mormorate parole nonsense tra frastagliati aromi acchiappati, allucinati c’immoliamo a fatali respiri (e)spianti, incatenati all’ossigeno sfibrante di cuori in viaggio miracolati, raggianti nonostante il cattivo “fat(u)o” (s)premente...

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Una camminata fra le lapidi

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Fantasm(atic)i, c’illanguidiamo nel turbinio “turbo” di sere tempestose, fievolmente arroccati e arricciati a liquido cangevole di noi esausti, investigatori marci delle nostre speranze dissolute, dissoltesi nelle ossa dei cadaveri al c(imit)ero e dei lor guardiani abba(gl)ianti la (scon)fitta di dolori esistenziali rappresi nel sangue impotente degli sterilizzati lor cuori, dei loro odori oramai anestetizzatisi nella nebbia crepuscolare d’un tempo avvizzitosi, non più “muscolare”, dei dubbi (im)pertinenti a spettinarli in gabbie metalliche a controllo dei morti in una pianura moritura, “abulica”, lenta dei lor moribondi stanchissimi...

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