Sedotto in uno lastrico d’emozioni sventolate, vivandate, te(r)se, nella poesia incendiaria, fumante nell’aria opaca, noi, come me, gli svenati, mai nati, ammainatisi a cagion ricattatoria d’una “adult(er)a” società ferina, slabbrati e affamati, (r)affinati tra i lor affanni mai moderati, cani(ni), non carini ma spappolante carne macerante, tra i loro “fall(at)i”, biascichiamo mormorate parole nonsense tra frastagliati aromi acchiappati, allucinati c’immoliamo a fatali respiri (e)spianti, incatenati all’ossigeno sfibrante di cuori in viaggio miracolati, raggianti nonostante il cattivo “fat(u)o” (s)premente. Avviluppati! Castrati, “cast(an)i”, rosicchiati, bruciacchiamo d’ardori immor(t)ali, nel baglior mort(ifer)o di loro, adoratori del demonio, fantasmi gracchianti, in apici di solstizi invernali invero giammai tristi, artisti siamo, siamo mesti, miscela d’occhi cerbiatti, fra i ratti, le lor urla macchianti, noi, i maculati, oculati, dotati di buon sen(s)o, dissennati poi per non smarrir la foll(i)a di quelli come noi, nascituri d’un destino avverso fatto di poetici ver(s)i.
di Stefano Falotico
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