Spar(t)izione
Luna metallica, acquetati nella speranza mia, forse effimera, di poter toccare un giorno le vette della felicità, per ora preclusami dall’“avaria” d’un tempo instabile, non ador(n)andomi e indomato.
Spar(g)ente sangue su questa “lacustre” vanità terrestre, giocondo, arrido di “(mala)voglia” alla caducità della vita, squinternato ectoplasma del non esser divenuto uomo, giammai lo sarò, qui ché, rammaricato dalle vostre dissoluzioni, non assolvendovi, son sempre più dissolto, neanche pelle e ossa, rabbrividente in un involucro che maschera persin la mia cera, mentre gli “idioti” saltimbanchi imbandiscono balli e canti, non tanto candidi. Cane intimorito e “incancrenito” nelle mie paure, guido nel vento a prua dell’ignoto enigma (mal)essere, quintessenza natia d’un parto esule dall’animalità che ride attorno, qua, quatto quatto mi rintano, esperendo altr’ansia e ventricolari tremori (im)pavidi, arroccato nel “cast(ell)o”, att(r)accante laddove il tempo non è, futuro (in)certo d’esser stato… concepito non tiepido, della mia incognita intrepido. Così, passeggio di notte con far d’unzione estrema, affannato nel levarmi a luna piena, vampiro o forse, sì, fantasma.
di Stefano Falotico
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