di Stefano Falotico
Rivelazione
Svelarsi, un crepitio che, angosciandoci e liberandoci dalle ibernazioni delle nostre emozioni, sguainando la spada catartica del rinomato nostro piumaggio, fra solforico rimembrarci opachi in trascendenze opache, ci tempra di glorios’astrarci, librare acuti in firmamenti d’orizzonti ampli e, naufraghi felici di tanto scontento, lederci vir(ul)enti a sacre tempie dell’intima, sublime ascensione, divorati da un gaudio indescrivibile di fervido grido per troppi anni paralizzato dagli ignoranti e dalle caudine fauci delle bocche dei furfanti. Sì, Nick serbava in sé un segreto e, nella custodia di tal misteriosa segretezza, implorava inascoltato, ma elevato in virtù della carica di tritolo, il protuberante erigersi a monumento infinito e più lubrificarlo, d’ora in ora, stagioni dopo melliflui venti, in adornar il suo manto ruvido di grinta solitaria, d’inviolabile aurea profumata intensamente a furibonda intoccabilità.
Come quell’incubo che mi confidò e credetti, in un primo momento, che fosse stato partorito prima da una sua fantasia balorda, di lui arroccato nella tenaglie delle paure ombrose per altri furbi nascondigli del proteggere la sua anima dall’inquietudine sonante e scotennante del mai viver cheto. Poi, mi persuasi che fosse altra menzogna sua spudorata, colorata d’imbellettarla in narrazione simpatica e surreale. Ma, dalle macerie di quel sogno terribile, grigio di crudele empatia, scorsi la verità. Una verità taciuta, segregata, lapidaria e di prodigio incendiario. Nick, Nick Joad visse un’esperienza oscena, qualcuno volle sacrificare la sua bellezza, quell’essere scontroso, iracondo e fottutamente magnifico d’infrangibile aggressività, per ammorbidirlo, addolcire il suo spirito combattivo, la sua innata alterità indelebile, ché tanto avrebbe interiormente lottato per estinguere quanto, to(r)nante, ad accerchiarlo di nuda e sempre più fort’essenza, scagionarsi non potrà mai dalla sua natura violenta. Ma agguerrirla a san(t)ità e flagello!
Sì, qual è il problema? Perché mai rinnegare sé stessi, il capriccio e tutti gli altri vizi che ne derivano, la sua congenita rivalità fra un desiderio latente, bellissimo di volere imporre la sua legge vitale?
In ogni suo nervo, urla di spasmi, è frenesia accesa di piogge incessanti, piacere, oh sì, d’incancrenirsi, addolorarsi. E, in questo strano, incompreso dolore, tacciato di follia e insensatezza, Nick è sé. Totalmente menefreghista. A voi non deve fregare un cazzo. Perché se proverete ad attaccarlo, cacciatori dei puri cervi, rombante in fuochi impetuosi, persisterà mai arreso a colpirvi, a macellare ogni vostro stile di vita pacato e dunque falso.
Perché Nick ha ben poco da condividere con la fierezza di queste tonte frivolezze, di questi balletti vostri accaniti nel carnaio. E, tanto più scannate, scarniti dimagrite per bell’apparire tronfio, tanto Nick insisterà fiero. Contro le vostre orribili fiere da fiera. Sventolerà i vostri corpi e, incidendoli con furia immonda, oh sì, che grandezza titanica, affloscerà le vostre membra a un(i)ta sua voluttà.
Notte di ordinario horror, ecco cos’era ed è, sarà il suo incubo mastodontico. Addentato in sé. Contro ogni (s)porco ragazzino lercio da McDonald’s, contro i drive-in da pompini e (s)gonfiarvi le ruote da carro dei vostri vincitori del cazzo. A bruciare i vostri poster da mitomani delle mitologie di plastica, a macerare e insanguinare i vostri idoli, sconci, di cartapesta. A pestarvi…
Perché quest’incubo si sta, sempre più svelto, svelando e anche in me incarnando. Sta vivendo! E ne odo la brama, le lame sottili, la perfidia di chi gliel’inflisse, l’orrore alla base di tale inguardabile, atroce sfregio. La sua forza!
Nick è un diverso, lo è sempre stato! Sin da quando, in prima pubertà adolescenziale, avvertì in suo ventre dell’anima una spaccatura enorme. Un’illuminazione forse funebre, forse ardente vera vita assoluta!
Quell’esistenzialismo che possono capire solo i figli del nostro e suo Dio, un Dio arcano, cattivo, punitore, insaziabile, che scaraventa il cielo nella blasfemia della nudità. E bacia le labbra dei muti, assorda chi, cieco di anima, non volle sentir ragioni.
Il suo incubo è grido di morte, di vita in pace?
Non va tormentato!
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