di Stefano Falotico
Tom Stall, racconto d’una tetra inquietudine innata, inguaribile violence all’origine sconfinata dell’animalità umana…
Chi è Tom Stall? Nelle sue movenze, prima dolci e intonate al gusto conformista della società, risiedono le sue iridi, la psiche inconscia a marchio tatuato di ciò che nacque, indelebilmente incurabile. Perché vige, nella trasmutazione di Viggo, una pacifica indole mortifera, lunare come la crespa onda d’un oceano naufrago del sempre memore suo altero, uterino essere. Dondola, si placa, e apparentemente quieto si plasma a compiacenza ruffiana come tutti, camuffandosi dietro una parvenza savia, che invero lo lede nell’anima(le). Qual è, come tutti gli altri uomini che invece si rapiscono nel rubare la scimmia della lor primitività, irosa, ferina e d’istintività represse.
Tom adotta la strategia del comune, mortale adattamento. Ma, se sei diverso nel Cuore, sanguinario, d’impeto distruttivo, lancinante riesploderai implacabile in frenesie irrefrenabili, turbinose, sciacquanti la deturpazione del volgare di tutti ammansirsi a estasi della visione svelata del sé celato.
Ecco che il nostro bravo cittadino ha addormentato, come gli altri assopenti e nell’induzione progressiva a morirsi dentro, quella furia vitale che ha tentato, ingannando inconsciamente le vene cardiache del rattrappito sfuggirsi, (in)volontario spasmo a sé connaturato, com’è altrettanto, anche se spesso inconsapevole, la macchina di morte della società. La castrazione dei desideri e del maligno capriccio vitalistico nasce sin in fasce, s’acuisce dietro l’allattamento alla perbenistica educazione e si trova adulta, senza saperlo o forse sì, ah ah, a manipolazione dei propri specchi della verità.
Cosa più spaventa l’uomo? La sua vera immagine che (s)maschera a eruzioni dei cosiddetti sfoghi. Nello sfogo, sia anche sessuale, c’è il sé che ruba l’anima(le). La sua primigenia proprio genetica all’esser carne. La carne puoi mordere e smorzare per indurla, già, alla tentazione del volerla propria, così com’è di tutti. Uomo… Lo spezzarsi fra le giacche e cravatte e il suo sguardo fingono, e maggiore è la finzione e più detonante sarà la rivelazione. Tom… molti lo frenano e tal frenarlo è un ferimento quasi sempre obbligato a mutarsi, “senza volontà”, nella coscienza collettiva. Sì, lui fa sì per piacere che sia ferito come gli altri. Addolcendosi perché così è normale…
Ma se la sua natura non è quella, la violenza deflagrerà biblica.
Tom Stall è come il Babau di tutta la vita nelle notti insondabili dei tempi, il mostro delle favole nere che rispunta a causa di qualche evento “distorto”, soprattutto quello scatto, anche suo meccanico, di sopravvivenza ch’estrae potente ciò che ha soggiaciuto per spirito “miscelante”, induttivo della società.
Così, lavora in una tavola calda, barista tranquillo, coccolato da baci e strette di mano al cioccolato…
Serve la colazione, si sveglia di buon ora, ha una bella moglie, impartisce ai figli lezioni di pedagogia comportamentale, allontanando solo se stesso dalla cape fear…
Il promontorio della paura è sapere chi s’è ma far di tutto per apparire altro. La prima lezione (im)morale alla base della borghesia… la bugia per sembrare lindi e quindi amati dietro la cosiddetta “rispettabilità”.
Al che, nel suo locale entrano due scagnozzi dalle maniere un po’ troppo pesanti.
Appena Tom, di “ultrasuono” percettivo, così come un licantropo ridestatosi nel plenilunio illuminante, avverte puzza di pericolo alla sua incolumità, spara e li uccide, con una freddezza da mettere i brividi. Viene preso per eroe e salvatore, da medaglia al valore.
Ed è lì che Tom mente ancora di più… perché accetta le onorificenze, ridendo già corrugato d’immagine riflessa invero al sé scricchiolato e dunque “ricomposto” all’originario suo essere (non) mutante.
Lui non ha ammazzato per salvare degli innocenti, lui li ha trucidati con una crudezza da farlo impallidire. Perché ha provato gusto a massacrare i criminali.
E sapete perché? A lui non importava nulla se i due criminali avessero sterminato gli avventori del locale, né ha sparato per proteggere il suo “covo”, il lavoro che gli dà da mangiare.
Lui ha ucciso perché Tom Stall è tutto ciò che l’uomo incarna, ma ha finto di essere nel suo stolto insistere, ostinato, al modellarsi al modello di umanità che si costruisce, per dimenticare l’anima(le).
Detonazione
L’altra sera, ero con dei miei amici, perfetti (s)conosciuti… sapete?
Ci sediamo e uno di loro è davvero un estraneo, è la prima volta che mi ha conosciuto. Come se poi gli altri mi conoscessero… per quello che sono… io e loro stessi…
Al che, l’estraneo, dopo mezz’ora di conversazione, prende su parola.
- Ragazzo, allontanati da questo tavolo. Immediatamente, ti prego…
- Perché mai? C’è qualcosa che non va?
- No, va tutto bene. Fin troppo. Ma sto cogliendo un turbamento indecifrabile nei tuoi occhi. E più li fisso, più provo orrore per me.
- Hai paura di me? Ti sto spaventando? E per quale assurda ragione?
- No, ecco… sebbene stia considerano i tuoi discorsi molto intelligenti, è proprio questo che mi mette a disagio. Mi sta(i) tornando alla mente…
- Spiegami meglio. Ti trasmetto un’idea di superbia? Se così è, perdonami. Non è mia intenzione farti sentire inferiore.
- No, ti sto apprezzando molto. Ma non per quello che pensi tu. Anzi, lo pensi e ti stai divertendo tantissimo.
- Spiegami.
- Va bene, provo a spiegarmi. Fissa i miei occhi per una ventina di secondi netti, non battere mai le palpebre.
- Va bene, se ciò può rassicurarti.
Passano i venti secondi, l’apostrofo…
- Finito il giochino? Soddisfatto di qualcosa?
- Ora, dimmi questo. Cosa hai visto, in questi venti secondi, nell’anima dei miei occhi? Sii sincero. Dimmi la prima cosa che ti viene in mente. Dilla subito!
- Un animale.
- Va bene, hai visto un animale. Anche se fissavi me, con la coda dell’occhio, hai colto anche gli altri occhi che ti stavano osservando mentre ci guardavamo?
- Sì.
- E cos’hai intravisto? Adesso, dimmi solo una parola.
- Morte… ho intravisto la morte negli occhi.
- Ed è per questo, Tom, che sei Tom Stall. Non per altro.
Ed è per questo che la tua diversità, essendo tu diverso, non poteva e non può essere capita da noi finché, adesso, ti alzerai dal tavolo e te ne andrai, perché non ti vogliamo. Tu andrai via e dopo verrai a cercarci, ammazzandoci come degli animali.
E non potremo fermarti. Non avremmo mai dovuto incontrarti. Siamo stati sfortunati.
Ora, guarda l’altro mio occhio.
- L’altro occhio è di vetro. Sono stato io a strappartelo.
- Già, sei stato tu.
Ora, te lo ricordi. Ora riprendi coscienza di chi sei. Il tuo primo addolcirti, Tom, è stato il nostro aver scambiato il tuo Travis Bickle per una normale passione cinematografica.
Perché ti piace tanto Taxi Driver? Voglio la verità, Tom. La sappiamo entrambi.
Chi è Travis? Come viene percepito e invece chi è davvero? Avanti, ammazzaci subito.
Ammazza tutti, Tom.
Perché è meglio che succeda adesso. Almeno, moriremo in maniera più indolore che torturarci a vita. Ammazzaci, te lo ordino! Ti supplichiamo!
- Invece non vi ammazzo, no…
- Ammazzaci! Te lo stiamo ordinando! Liberaci dall’orrore, subito! Non vogliamo soffrire!
- Io sono Tom Stall. Io sono questo e decido io come ammazzarvi.
- Nooo! Bastardo! Figlio della puttana umanità! Dio, ammazzaci ora!
- Urla, non servirà a nulla. Creperete in maniera “dolce”.
A History…
Recent Comments