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Gran Unforgiven, splendori incandescenti, (s)ca(n)denti, a denti stretti della vendetta più ascendente e non pacificante, ed è magica rinascenza

Eastwood

 

Atto d’accusa irremovibile, punitore, tremendo, un terremoto che, anziché affievolirsi, lievita di rabbia per levarseli una volta dalle pall(ottol)e.

Giran le “rotelle” di Clint contro i bulletti dal “grilletto” della “facile” ragazza angariata, abusata, ché osaron troppo nei confronti del suo timido arrossire pudico.

Impuniti…

Non sono sol piattole ma han mangiato nel p(i)atto inviolabile dello sconsacrare ogni lor “d(i)ritto”…

Lo stupro, il gesto più vigliacco, marcio, agghiacciante, sconvolgente.

Marchiata…

Sc(i)occante.

 

Una notte (pro)fonda, ove neanche un prete può evitare la giusta tragedia sacrosanta.

Uno “squittio” di palpebre, un “rossore” violento, l’apice della mistica adirata nel viso tirato d’un Clint superbo.

Un dolore irreprimibile e il lupo “cattivo”, che tutti tentano di dissuader dal vendicare chi all’incolume verginità casta e pura attentò, nel silence of the lambs, a passi “lenti”, nel suo straziarsi viscerale, scarnito in volto da teschio fantasmatico cogli occhi imperturbabili, scrutanti, spietati di ghiaccio, arrugginito spos(t)a la sua (car)cassa “mortifera” da leone, ancor viv(id)issimo, nell’avviarsi arrabbiato a “morte”, all’ora del “tramonto” crepuscolare, di furia cosmica dal tremolio scagliato affatto ridente, irredentissimo, immarcescibile, a muso duro, contro gli adesso tremanti musi gialli, e sempre più potente monta “cavalcante”, inevitabile, verso la casa “marcissima” degli schifosi criminali marc(i)anti all’inferno…

Innocente è la vita se non la si lede, irreversibile la tragedia se l’omertà più vile dei “virili”, impauriti dall’orrenda verità, putrida offuscò e vorrà ipocritamente celar i re(at)i tristissimi.

Raggelante… tutto quanto.

Tutto d’un pezzo fra questi pezzi di merda.

Ma(sche)r(a) di turbolenza e ce(ne)re.

Principesco, Kowalski, “rincoglionito”, “fuori” posto e di “testicoli”, da casa di “cura”, da (ospi)zio borbottante che non vale uno sputo, aspetta gli spar(vier)i “tosti”.

Proprio f(u)ori…

Si para davanti all’abitazione dei malfattori, e la comunità il canto suo da cigno “nero” (ri)nato ascolterà nel silenzi(at)o.

Zittito eternamente, ancor trivellato, un fucile che uccise donne e bambini, che fino a prova contraria combatterà per i giusti e non si schiererà mai trincerato tra i falsi “giudici”, i giudei d’un mondo che crede a Dio sol quando gli par “provvidenziale” il “quieto vivere” (dis)armante. No, Clint mai l’altra guancia porgerà, Dio perdona e lui è Dio, sì, eppur questa è la notte del plebiscitario Giudizio lapidario.

Universale!

 

Potere assoluto!
Mezzanotte da “good” in evil…

 

Vendicatore angel(o)!

 

Titanica la sua figura si staglia al buio degl’intagliati suoi zigomi inferociti, seccamente nervoso, come neve che si scalda infocata e, graniticamente sol(idific)a(ndosi), dinanzi allo spettrale gelo delle menzogne repellenti e più rabbrividenti, scende nella tana dei “lupi” per salir in cielo, da redento(r) a(g)nello al disgelar ogni oscena bugia stu(p)rante.

 

Stupefacente!

Tutti s(tupe)fatti, che stupidi.

Chi avrebbe mai osato… pensare che un uomo così “malinconico”, malconcio e da “manicomio”, potesse non arrendersi di fronte a una crudele efferatezza tanto sconcia?

Lui, di coccio, lui che ora è amico di un ragazzino “cocco”, d’un tonto…

Tard(iv)o ma mai dire che non ci sarà un più roseo, splendente domani da Gran Torino.

 

Orrore!

 

Ieri, il nuovo Papa ha chiesto a un artista di “replicare” la Cappella Sistina ma Michelangelo è morto. Così, il Papa trovò un Maramao che, povero, infamato, affamatissimo, stava morendo nell’orto in mezzo a questo mondo in cui il b(r)anco brinda da “(tes)ori”.

Il Papa, fra questi papponi, gli offrì l’opportunità di far riscoccare la sua scintilla d’Adamo affinché dipingesse un (im)pari capolavoro.

L’artista, che stava morendo disilluso da tutto, accettò quest’immane compito.

E creò un’opera d’arte che non ha nulla da invidiare a quella immortale di Michelangelo.

Eppur, la gente immorale se ne fregò e la sfregiò. Per voler (s)freg(i)are l’artista ancora una volta.

Per tarpargli il vol(t)o.

Perché alla gente “mortale”, “normale”, sì purtroppo, non interessano gli artisti oltre ma il mero “lavoro” dei merli.

L’artista fu accusato di essere un mostro…

Egli dipinse un capodopera ma alla gente che importa?

 

Par(ab)ola di Dio.

 

Tragedia.

Salvezza!

Immensità!

(S)vetta!

Il mito del giusto “eremita”.

Ed è marmorea vendetta incantatoria!

 

Scambiatevi un segno di pace, solo se non scagliaste la prima pietra, se dapprima da “primi” non sparaste.

 

Parola di Rambo.

 

 

di Stefano Falotico

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