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Gli auguri di Natale di Clint Eastwood contro ogni cafone sceriffo

Sono cazzi tuoi

Sono cazzi tuoi

di Stefano Falotico

Il “regalo” natalizio di Walt Kowalski, reduce del Vietnam in ozio violento e stizzito dinanzi agli stronzi che la combinaron sconcia ma a cui donerà il vischio delle lor anime avvizzenti

L’alba, orgogliosa e tumefatta già di mio non pentimento, sovrana in alto dardeggiante “scalcia” e io, inorgoglito”, sputacchio “lucente” nel piatto dei ruffiani che sputtano, osservandoli mentre di “goliardia” ribalda s’azzufferanno per donnacce galline da uccellini che le unghie si smaltano su miei “apatici” occhi giammai stanchi, indolenti forse, eppure non in cancrena e presto a incatenarli, scatenando altro pandemonio e punendo il lor recidivo “vizietto” da presto puniti “diavoletti”.

Il prete mi benedice ma io gli auguro una catechesi che non rispetti, nelle sue prediche moralistiche, gli arrivisti “onesti” e i cinici sfruttatori del sistema che chiude falsamente un occhio per campare da “balletti” lisci, stimolandolo… affinché “tiri” la sua mano fra le cosce d’una suora o nella mon(a)ca di manicone, in “remissione” immettente dell’atto vero e apostolico per ecumenismo mai chiedente, neppur in (s)consacrata chiesa, come vigilia (a)scendente fra tali morti viventi, in verità vi dico solo supplicanti laidi, unti orgasmi fra bionde e more buone contundenti. Questa è “amorevolezza”, di fronte alle vostre ipocrite arrendevolezze, io son il pastore latrante, sfondandoti, fetente, con il “fondente” dei miei potenti fendenti, sono il “bastone” sp(r)ezzante nel gregge ammansito e ammanettato alla (di)messa massa. Non credo ai luterani, ma da ortodosso ti spacco le ossa.

Io qui m’elevo a zaffiro vampiresco di mia stazza e, del mio albero genealogico, stritolo i cattivi con fenomenal impudicizia, ché di tal prosapie da presepio è oramai pieno il mio mag(i)o. In tale mese invernale e ultimo dell’an(n)o, celebro il castigarvi perché dovrete inchinarvi nel leccarmelo. Obbedendo alla mia mandibola da cane ché la mascella ti sloga con colpi di secca pistola su fisico rinsecchito e doverosamente rinfrescandoti dalle tue idee balzane prestissimo ridotte a magrissimo “teschio”.

Io ti becco, caro mio da baccano e falsi battesimi, io passeggio con le mani in tasca, nel farti girare i “pollici su” dei tuoi coglioni all’ingiù e a me giubilante tu su rotte subito tue ginocchia friabili e frananti.

Non soffro di “latte” né di dolcetto, alla lattica vostra pigrizia preferisco le pastorizie da revenant ché cagasotto ti stai pisciando nelle mutande strizzate da me. Fammelo, dai!
Ti cago in testa, stronzo.

Io pulisco il panno (s)porco e sono il salumiere dell’affettarti con crudezza. Non aver fretta ad attaccarmi, mio maiale penzolerai in galera a mio sfarzo dopo che il tuo culo mi sarò “re(g)almente” (s)fatto. Non stai più a gallo e neppur a galla?

Di fifa sfiati? Ecco la figata! Te la fai? Te l’ho affilato! Chi era il fifone?!

In prigione, di gran calore, ah ah, sfiaterai. Ora, godi?!

La bambina innocente volesti e stuprasti con violenza.

Ecco il mio suicidio annunciato.

Sei stato arrestato.

E stai calmo e bontà lì, nel tuo culo a strisciartelo.

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