di Stefano Falotico
Alveare di revenge, scuoia la calma, sviscera in vene slabbrate, fremiamo in ossessive torture ai mendicanti della nostra anima!
Mattina “altezzosa”, immemorabili squittiscono gli odori carnali recisi, che insistentemente “logoro” di corrosione alta, ateo e giammai ad ammansirmi in tal putrescenza che spolverate sempre con l’impolverarci. Io vi polverizzo. E, dal nero metafisico del mio cervello, grattato, affranto, premuto e torchiato, è esploso Dio il punitore, il barbarico orso delle nevi congelate. In guardia, “bendate” le vostre abitazioni “simpatiche”, inchiostri della verga a vergine che, di spudoratezza, vilipendeste, s’è immolata la furia. Vi st’accerchiando, in cerchio un bel e gravitante falò, spalmati nemico nella contrazione, blocca il tuo mugugno e qui odi adesso il fuoco dello schiacciasassi. Ti salta addosso il macigno, ti stai infiammando, paura a “potenza” magna dai nervi tuoi ché tanto uccidesti il mio io. Avanti, crep(iter)ai, e il dolore ti sarà agonico, sventrante, t’entra di soppiatto, applaudi di risa anche ora col tuo branco rissaiolo? Oh issa, guarda che forca, oh mio orgiastico. Dovevi colpire con più forza perché la mia taurina energia qui ti è invidia non più contrita. Non contagi più nessuno, aspergi il pianto prima di supplicare pietà. E il mio perdono non t’accorderà. Ecco, ecco, ecco il mio “amore”, a te donato, osannami e quindi senz’ossa ti spelo.
Clandestino, del pagare un nubifragio dell’anima, svenente in complessi di colpa, artic(olat)o in questo trambusto, di robustezza mantengo la fame negli occhi e li vivo, vetri oggi “corrucciati” e doman’intimiditi da un altro nervosissimo tedio. Superlativi di tanti de(mon)i, spassionato, abbraccio Satana e con lui ballo, casino che inneggio in voi che m’adorate o forse mi scherni(re)te come tutti. Trattore di lentezza e quindi ad accelerazione, gravosi v’impaurite. E qui la rabbia è manifesta, non più assassinii commetterete.
Qui, vige l’astrazione! In me il solo Sole!
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