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Io non dimentico! Mi vendico!

Sono William Munny

Sono William Munny

di Stefano Falotico

 

Io non dimentico, mi vendico!


Il Tempo dell’afflizione mi squamò d’ilarità rabbiosa

Nubi di risentimento, rancore che s’incendia, m’eclisso e svengo, vago in cammini alter(at)i e fervido è il Sole dorato. Pioggia, tu mi lastricasti d’angoscia, mi spensi e in te, mia amata uccisa, trovo il Cuore rinforzato, proprio nell’omicidio che il mostro t’ha perpetrato.

Attrazione, vil danaro che spendi in troie, mio amico che baci lune di te perverso e cannibale. Vivila, sei così che te la godi. Ammazzami, se ti riuscirà, perché il mio fuoco arde ed è pulsione detonante. Non mi fermerai, sono qui ad azzannarti. Damerino di puttane, trovasti mai, nel tuo omicidio di “perfetto” ingegno e ingranaggi violentanti, un “raggiante” cavaliere a spezzare il gioco puro che violasti?

Autunnali squittii, squamata la pelle del mio serpente, arcuandosi in medievali logorii, qui è tosta forza, ad agonie persistenti, perturbante quiete raffreddata che, eviscerata, strappa la gola mia al prima tramonto declinato. E non vi sarà perdono perché il dolore, che il mostro partorì nel suo piano omicida, d’architettura invero traballante, m’ha proprio rotto. Comincio io, non mi fermo, pian pian e con mesta perseveranza son qui a tormentare l’ansia che trasmettesti, proiettato a slancio per trivellarti e martoriarti in soffici e via via più duri attacchi lancinanti.

Tintinnio morbido, a sfilare lungo scrosci di valle mia solitaria, d’apparenza placata, che sbraita da laggiù ove seppellii l’amore, lo punii con metodiche ascendenze, sì, trascesi a monti ermetici d’una libagione accorata soltanto all’odore del vento. Caldo, spifferava mellifluo, tetre nuvole sempre a rattristarmi, e io mi sfogavo, invocando l’alato, vagabondo parossismo dell’ego rinnegato. In tane primitive, in una Stonehenge a calendario del brillar vacuo, innalzato al Dio barbaro. Prodigo al graffi(t)o di un’anima senz’epoca, fuori dal Tempo, agganciata agli umorali strati atmosferici. Mistici, gotici nell’intravedere una donna nuda ballare sull’altare della cattedrale di Notre-Dame, oh mia Esmeralda, concupita da tutti e anche dal bel gobbo sulla guglia del gargoyle. Tutti ti vogliono, ti bramano e li baci scalza, ma sei pervasa da quella minacciosa ombra per te golosa e appetitosa, ti sta attanagliando, spiante ti stuprerà. Lo avvertisti, allarmata gridasti aiuto, e nessuno corse in tuo soccorso. Preda, ostaggio impotente d’un senza Dio irriverente, bastarda sua lussuria per imprigionarti nelle tenebre. Qui, scoccò la funesta ribellione, lo scatto risvegliante del mio guerriero addormentato. I dormienti spiriti ribaldi d’un Tempo s’impossessarono di me, e urlo guerra al mostro che ti rapì per spogliarti in suo piacere tanto a lui gustoso.

Non vide oltre il suo crimine, non previse il mio viso… gli ho spedii ieri una lettera di sfida, non mi teme, anzi ride. Questo suo riso, molto buffamente, non fa altro che la mia vendetta acuire. La sua gogna impiccarlo in sangue che vibrerà dal collo suo tanto rosso proprio di risa. Deridimi, nemico. Te lo chiedo con garbo, grazia gentile. Ma poi non urlare tu quando, afferrato nel momento meno aspettato, strizzato sarai con cura e perizia strangolato.
Perendo, in sparo accecandoti.

E ira!

One comment to Io non dimentico! Mi vendico!

  • viga1976  says:

    sempre molto particolare,strano,unico ,come il tuo stile. Ottimo!

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