0

Il solito gelato e una leccata ma non da lecchino al paraculo

Una granita e poi grandinale dentro! Gradiscila!

“Allievo” la tensione, smorzo la grinfia di me stesso, ammortizzo i dolori e il mio recalcitrar sociale con una presa in giro integrale. Socialmente no, elemosino senza moine. A te, che monetizzi, frega qualcosa? Tale e (non) quale a prima, farneticante forse, diverso per predilezione a onori personali, altisonanti. Somari!

Così, in tal storia dai miracolanti contorni, colo il mio coglier l’occasione e stampiglio una lagrima arrugginita in faccia alla comicità “triste”. Piango in finta camuffa e buffoneria che forse, nel disprezzo che ti spezza, rivela il rimpianto che sta dietro anche a chi prova a svoltare, rimane uno strozzar tutto, e le polveri abbrustoliscono una tortuosità che urla.

Ululo e vi ficco in culo!

Dietro le risa, anche le tue, c’è sempre il lupo. Coccoli il pelo ma strizza quel che non è e non sarà più nei sereni e nell’animo turbato. Esservi servile non è servito, tanto voi vivacchiate di leccatine e mordete le fragole con lingua a “orge di tenzone”, sempre ardenti miei tizzoni.

E poi osate “disossare”, rintuzzando la dose di fottervi fra cene da cretini, “cremosità” da me ripudiate, basate tutto su un’inventata vostra corsa per salir in “podio” al bellimbusto più apprezzabile, sfangate, v’affamate, di tutti mi spogliate da dilettevoli, eppur resisto da infamato e più fiammante, barcamenandomi sfarfallante, in ode a una poesia bislacca, non dolciastra come le vostre lacche su capelli da lacchè. Accendo un fiammifero ad Amsterdam, città fiamminga per canali di fighe vostre annegate. Ad Amsterdam non mi drogo, fotografo.

Checche… se ne dica, son il Principe.

Vergo la mia “verga” in solitudine, rassodato in apostrofarvi di sputarvi, di fissare il vostro “cotanto” arieggiar d’ilarità riprovevole. Siete davvero notevoli, sapete? Sì, il mio notaio vi consegnerà delle “note”.

Non son provato, son oramai provetto al fottuto sebben mi diate del poveretto e non mi darete credito.

Di mio, ho il nullaosta senz’ostie “benedette”, maledico il cazzo come si confà a farvele, tripudio splendido d’appunto cazzeggiar senza coglioni in mezzo alle palle. Ebeti, avete trovato l’osso duro, azzardatevi ad azzannarmi e vi spolperò poi leccando il pompelmo delle vostre puttane.

Qui, io enuncio codesto, “cari” bellocci da coccoline… Dopo tanto sognare, son tornato arrabbiato, rombante Cuore incendiantissimo.

Tenermi fermo, non mi dolerà, nessun dolo ora che il fuoco scoppia e di brace bacia tutti.

Sinceramente, sono peggio di te. Così è. Se ti sta bene, bene, altrimenti Male maiuscolo.

 

(Stefano Falotico)

Leave a reply

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>