Non è la “bontà” a renderci uomini migliori ma il sano e fottuto “cattivismo” sia nel Cinema che nella vita. Parola del Signore indiscutibile
Son ostinato, un persecutorio fantasma riapparso a tormentare gli psicopatici, gente che abusa della tua pazienza, prima succhiando il tuo midollo vitale, poi scartandoti nelle ossa a lor giugulari abbaianti, inferocite e protese a protervia rabbiosa, quindi giustizialisti del fascismo più “schietto”, che sbatte le porte in faccia e rinnega l’altrui dignità con disprezzo. Ma non calcolò gli sprezzi che si posson originare dallo sprezzo del mio “pericoloso” frutto amaro offerto di grande “generosità” a tali acerbi di mentalità grezza.
Da quanto mi ricordo, li ho sempre odiati e giocare al loro “giogo”, come dico io, cioè replicare alle provocazioni ad attenuar i miei occhi e “fingere” d’assomigliare alla loro stirpe meschina e orca, quanto “lieta” di finte cortesie, è stato solo un dannoso inganno compiacente verso questi stessi sessuomani perpetrati(mi). Porgetemi pure carezze “addoloranti” in fetida, dunque “fedele” osservanza di tanto vostro (s)fregio, acuirete soltanto la mia resistenza, ch’esiste in uno spazio atemporale funambolico, fervido di squittii desueti dalla massa “gaudente” e così (in)felice, sempre per (de)finirla a parole mie.
Con far persecutorio e assidua “fermezza” lor “educata”, delicata quanto uno stupro bianco, han sempre discusso e voluto uccidere la mia (non) volontà, voluttuosa in scelta arbitraria, ché del libero arbitrio siamo personalità a sé stanti, e devi lasciarmi stare, monito per cui l’allarmai con svariate “cautele” ma non obbedirono, trasgredendo proprio il mio incarnarmi a trasgressione lor sbattuta in faccia. Se non servirà, anche qualche altro pugno a rincarar la dose.
Oggi, sì, credo che siamo tormentati da un “buonismo” ipocrita ammansente la nostra coscienza. Già per tropp’ere non fummo eterei, ma eravamo puri. Ora, dai crateri rabboniti, la vostra cera sarà divorata dalla lava acerrima! Saccheggiaron tal virtù a issarsi tutti in sguaiate “figate”. Ove l’osceno prende consistenza indelebile, mordendo lentamente anime indebolenti, nell’illuderle che vita coincida con presunta, supponente, dunque untoria “vittoria”.
Replico da “perdente” e persevero nella mia lotta in combattenti altri assedi. Consideratemi folle, pensate me ne freghi?
Mi sbatteranno in galera ma ne sarà valsa la pena, perché io vivo per il mio cazzo. Piscerà in un cesso marcio ma meglio che adoperarlo per quattro troie che van col dottorino. Io lo metterei sotto col trattore. Capirà il grosso pneumatico paritario del vuoto a me asfaltante. Il secondino mi picchierà e gli suonerò il cranio nei momenti di pausa sotto la doccia da me sua spia(ta).
A prescindere che io sia rifiutato o meno, malmenato, scarnificato, osteggiato e d’ostia falsa sconsacrato.
Almeno, posso dire di essermene fottuto. Sì, la vita va presa per quello che è, rifiutando i canoni sbagliati e facendosi i cazzi propri. Se poi qualcuno non t’accetta, tiro fuori il machete. Lo sgozzo. Quindi, una carabina e lo fucilo nelle palle.
Oh, dici che avrà capito la lezione alla base della convivenza, il rispetto?
No, allora amputiamogli le gambe.
Questo non è essere violenti, è essere giusti. Sacrosanti. Come vuole Iddio, cioè io.
Perché Dio decide, Dio sa quando punire.
Recent Comments