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Inturgidimenti, rinnovamento e marina neve

di Stefano Falotico

 

 Un crepitar sonnecchiante ai bordi d’una mia “fatiscenza” che ora si specchia, adornerà le ore più adoranti di un vago struggermi anche vano, a svariar fra divari e valli fumanti, tra fiumi in burrasca e ardere denso del “crepacuore” inflitto.

Arroccato qui sul monte, dilapido inesausto la mia mente in astruse congetture, fantasticando ché la vita non è proprio il “tranquillo” sonnellino di tutti questi lesti tanto lestofanti sui “divanetti” da inezie d’un viaggiare in “eleganti” carrozze dal “gran” portamento. Ah ah!

Abbiamo un “adulto” elefante, di malsana proboscide, sta “educando” i suoi figliocci all’amar la bisboccia crassa, ah ah, di tanto “eloquio” fischiettan “contenti” fra bevute alcoliche e un’altra laida alcova.

Ma, alla mia lealtà morale, paiono affiliati di sifilide gastrica afflittiva, rigidi di mentalità a mo’ di “palafitte” sempre pericolanti, ad allagar le coscienze altrui però oscillando nel loro orticelli di oche e putrido “laghetto”.

Che fango orrendo d’un permanente vuoto frivolo che riempiono con enormi banalità, (ar)rendendo la cazzata a modus vivendi.

Muovon a Ponente col cazzo sempre ritto a “Levante”.

E dunque levatevi dalle palle!

Alla demenza uniscon l’unta “contentezza”, ridacchian come beoti balbuzienti. Ma chi s’accontenta gode o incespica e ta(rta)glia? Sì, i “castranti” raglianti. Miran sempre al  più verde orto del vicino, e l’invidiano d’occhi da orchi.

Orbene, ne ho ben donde per criticarli, perché tanto li avvisai ma, ancor non amorevoli, armeggianti e più ilari nei turpiloqui, turlupineranno di lor “savio” orgoglio mai ammainato. Son rimasto, mi spiace deluderli, intatto e come son nato. Cinico, all’occorrenza Dio del bello romantico, stronzo “aromatico”, talvolta adorabile se scopo con garbo. Che bell’affronto! E la lor testa, tanto da codesti “a(r)mata”, crollerà piangente a paure latenti.

Vessillifero, sto tuonando d’inaudita vendetta!

Adesso, fioccan di “nuovo” le vostre antiche resistenze, le superstizioni da cacciatori della mia “stregoneria?”.

Com’alto sorseggio l’esistenza nostra d’eletti, vanesio la scuoto e di percosse vi do la scossa.

Ahia, che dolorino.

Ma ho sol premuto sulla stessa “fervida” ferita su cui voi v’impuntaste, “additandola” nella solita piaga delle vostra “consolidate” pianezza.

Alt! Pian piano scendo a lagrime a voi versate, vessatori ostinati!

Ottusità, sarai punita con identico “estrarti” ogni dente.

Oh, mia canaglia, l’hai combinata sporca.

E quindi ti pulisco la b(r)ava(ta).

Ecco la bevutina e la bavetta. Fai il bravo bambino.

Attento, poi ti aggiusterò le labbra.

Merito un fresco bacino sulla f(r)onte della nuova mia giovinezza che amputasti di tanto tuo (s)degno?

No? E allora con più rabbia t’addento!

Oh, mio criminale invadente, adesso ti servirà l’apparecchio.

Posso regalarti invece un aereo per spedirti all’Inferno con “volo” diretto e senza pentimento?

Dimmi la verità e ti abbonerò… lo scont(r)o!

 

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