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The Black Cat

Il celeberrimo racconto del sommo Poe, da me, Stefano Falotico, riletto dalla versione eccelsa della traduzione di Giorgio Manganelli. Una lettura corrugata nella mia roca voce ombrosa, lunatica ed enigmatica a richiamo, quasi spettrale e dal colore noir, di evocative immagini profumanti la cupezza del True Detective er(e)mitico di nome(a) Rust Cohle.

 

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Il brivido è mio animo e amico, l’asma dei borghesi mi commuove cerebralmente e mi rattrista in forma (a)nemica

di Stefano Falotico

Nonostante anni in cui mi son affaccendato a spacc(i)armi per comune mortale, stanotte, mi son recato da un barista già condannato giorno e sera ad assistere allo sfacelo di gioventù “imbucate” e bruciate nel biliardino d’una vita andata irreparabilmente a puttane e a culo, e ho sorseggiato i suoi occhi profondamente ammiranti la mia irrefutabile bellezza mirabile...

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L’osso duro dagli zigomi d’argento

di Stefano Falotico

Una maschera scoprì i crimini della società e, di sua già congenita, putrida nerezza, la offuscò

Con piacevole sollazzo, gaudio è il mio giorno che invoca lacrime di corroboranti nostalgie arcane. E nessuno proferirà altre bestemmie contro il mio Dio. Il Dio dei venti, delle barbariche notti mie silenti, ove intingo il mio corpo in abrasione ludica di come, parsimonioso, mi scaglierò sempre demonio contro chi invase, ad anelar superbamente, ah ah, di volermi infrangere, l’odore delle mie lune sacre. Qui, sono io, assieme ai lupi, a sbranarvi con fiera bramosità parimenti assassina e cruda, della stessa spietatezza con cui marchiaste, io vi renderò pan per focaccia. Azzardatevi ad azzannarmi e più forza mi donerete di rabbia inesausta...

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Ador(iam)o la mia scimmia gorillesca da King Kong della f(or)esta!

  L’impietoso mio musical, rosseggiante nostalgia opaca d’una trascendenza mesmerica, lontana dallo stress e dalle coccole ruffiane perché sono interessato a riflettere sul senso esistenziale e non voglio darmi pena, dall’alt(r)o(ve), lo ammetto e sempre te lo metterò, d’una superbia mia congenita, genetica e “raggelante”, per le inutili lotte quotidiane, ove la preoccupazione maggiore è “emanciparsi” dalla patente di “falliti” e dunque, in questo coacervo e tal frenetico, tagliante caravanserraglio di raglianti pecore tutte prodighe, “poverine”, ad affaccendarsi per metri di s(ucc)esso d’agguantare costi quel che costi, anche a discapito del prossimo, spesso “decapitato”, e non solo in senso figurato di “taglio ai personali”, intesi però pure in quelli dei testicoli spappolati al “f...

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Il western ove capisci che (non) sei morto, compresa la tua sessualità rispu(n)tata

di Stefano Falotico

Ultimamente, molte cose non vanno benissimo. Provo a tirar acqua al mio mulino ma imbarco solo un Sole già sbiadito che scoreggia fra nuvole del mio tramonto vicino al cam(m)mino bello che bruciato tanto quanto, avendo pochi soldi per vestirmi, la toppa in mezzo alle gambe che sta facendo fuoriuscire quel mio “arnese del mestiere” che, a contatto col fuoco, ardendo, mi sa che devo cucinarmelo perché le quaglie son ammuffite a causa del mio frigorifero senza luce.

Anche il “riscaldamento” deve prendere una “boccata d’aria”.

Eh sì. L’uccello va a f(r)asi alterne.

Sì, è troppo colto e, anziché darsi alle cagne per sfogliar le lor crostate millefoglie, sfoglia l’enciclopedia Treccani...

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La vita nostra tombale e sepolcrale, esigiamo silenzio (ir)religioso

di Stefano Falotico

Il fe(re)t(r)o delle mie emozioni vitali e funebri

Sguaino il mio cuore in altezzose rinomanze e, ammantandolo di dolce mia boria, sì, posso permettermi l’arroganza sfacciata dinanzi alla vostra umanità manichea e dunque bugiarda, con strafottenza avanzo eppur già morii, screpolato nel cordoglio che la vostra “rettitudine”, iddio come rabbrividisco, mi perpetrò l’anima, uccidendola con lentezza orrenda, d’acuto vostro sporco scibile che si pavoneggia, paventandosi savio, addobbato da tutta questa lercia e immonda frivolezza.

Io non so ridere, quando rido lo faccio per sfottere e persevero dunque ostinatissimo a ingarbugliar la mia mente per non “assottigliarmi” alla vostra “fine” demenza, ché sempre partorirà lamenti vani quanto poi vanesi a celarsi nella...

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De Niro Heat

Heat De Nirodi Stefano Falotico

Il Cinema di chi è nato nella sua alterità e nonostante le violenze, psicologiche o fisiche, non cambierà neanche angariato da altre mille torture perché, resistendo agli urti e alle pressioni sempre più feroci d’una società, che vorrà adattarlo alla tradizione della medietà conformista da anni tramandata in generazioni (de)generate a “oltranza”, s’opporrà perennemente d’arte “violenta” anche se verrà scambiato per “demente”, l’unica forma di ribellione possibile per rompere le mura silenti dell’omertosa ipocrisia obbrobriosa, accendendosi in visioni arcane, metafisiche, libranti in liberatoria fame dell’anima vibrantissima che, non più a punirsi, in quanto dapprima recintata dai ricatti coercitivi, desidera adesso unicamente spadroneggiare di libertà selvaggia, ancor t...

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Il tassista De Niro vive di (tram)busti e non tran tran(quillanti)

Il piacere lindo di un intellettuale violento la cui adorazione per Bob De Niro risiede in sacre visioni esistenziali del taxi driver a sé più liturgico in detergenza dalla feccia

Afferro il volante, faccio sì che schizzi e inondo la strada del mio corroborarla in libertà asciutta, azionando le marce con indole isterica a strafottenza delle ragazzine che spingo su clacson eccitato del trombarle in sorpasso metodico quanto il puntuale scheggiar le lor fiancate, così, incazzandosi più di come leccan i cazzi pneumatici dei lor ragazzi tamarri, odono soltanto, desolate, la rabbia impotente del mio fenderle sanamente a guarnizione slabbrata d’iroso urlarmi invano quanto le ho futuristicamente inculate meglio dei loro fondoschiena violati...

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This is Carcosa

di Stefano Falotico

This is Carcosa, il nostro regno, rei e ragni

È sempre esistito un mondo oscuro, quasi scomparso ed estinto dall’imbecillità della gente. Quel mondo invece altrui in nostra opposizione che, ritenendosi a priori sano e giusto, vuol elidere dietro la liceità falsamente leguleia, invero violenta, della violenza più capricciosa ma prodiga solo alla loro animalità celata e raggelante, poiché ipocrita e vigliacca, i nostri innati istinti, anche rabbiosi, cattivi, che tentarono d’abbattere coi ricatti più biechi e miopi accusandoci di esser proprio noi i ciechi, solo ché al diritto delle imposizioni dure a stili di vita a noi inconciliabili mai potremo attenerci, né vorremmo...

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Vendetta è

Mel Gibson

di Stefano Falotico

Il Cinema della vendetta, forse il sentimento più bello e sexy dell’umanità perché…

Perché la vendetta s’origina sempre da un torto di proporzioni madornali e, nel vituperio della deturpazione, se risorge il furore in chi è stato scuoiato nell’anima, le anime dei malfattori verranno parimenti punite esecrabilmente, con un’efferatezza fredda da far paura, propagandosi nel silenzio solitario della ruggine dei combattenti, in tenui, scalpitanti sospiri a ingigantirsi di polmoni, rafforzandosi s’enfierà cosmica, a sacra dignità offesa e, in brandito urlo luciferino di guerra, a sterminio della razzia di coloro che inflissero il male.

E dalla voragine spaventosa si tagliò il sereno spiraglio all’anima arsa e annerita, nel fuoco del candore ribaldo bruciato ...

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