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La vita nostra tombale e sepolcrale, esigiamo silenzio (ir)religioso

di Stefano Falotico

Il fe(re)t(r)o delle mie emozioni vitali e funebri

Sguaino il mio cuore in altezzose rinomanze e, ammantandolo di dolce mia boria, sì, posso permettermi l’arroganza sfacciata dinanzi alla vostra umanità manichea e dunque bugiarda, con strafottenza avanzo eppur già morii, screpolato nel cordoglio che la vostra “rettitudine”, iddio come rabbrividisco, mi perpetrò l’anima, uccidendola con lentezza orrenda, d’acuto vostro sporco scibile che si pavoneggia, paventandosi savio, addobbato da tutta questa lercia e immonda frivolezza.

Io non so ridere, quando rido lo faccio per sfottere e persevero dunque ostinatissimo a ingarbugliar la mia mente per non “assottigliarmi” alla vostra “fine” demenza, ché sempre partorirà lamenti vani quanto poi vanesi a celarsi nella bieca mascherata collettiva di bianchezza apparente. Stagnando nel mio masochismo così da voi percepito, strangolato, mal visto e additato, adocchio una puttana di striscio e, nel mirarne l’ardore che odo squillante fra sue gambe al mio cazzo spero presto dentro penetrandola abbrustolente, la celebro poeticamente in gloriosa mia gola. Da russo che sa discernere la fierezza davvero femminea e delle leggiadre primule rosse come costei. Di professione puttana ma chi di voi, donne tanto “altolocate” quanto sempre a toccarvele con rossetti “intonsi” d’invero sbavar più laide di lei, può dichiararsi san(t)a? Forse tu, segretaria che ti “arrabatti” dietro la scrivania così quanto nel fronte-retro vieni “schedata” di “straordinari” del (di)retto(re) in cravatta “inappuntabile” e (s)tiratura ritta? E tutto questo pender tu di labbra, ah ah, per l’aumento dello stipendio? Tu, poliziotta della buoncostume che gusti il bombolone dalla cremina sciolta in tue rughe su sopracciglia “incipriate” nel sognar il panino del barista l(i)evitante per poi chiedergli lo scontrino fiscale della fatt(ur)a? Sei donnetta da merletti e pizzi, mangia la pizza e sta’ zitta, succhia il mio “pazzo”.

E allora che puttana sia la vita, mi schiferete e d’idiosincrasia, voi crassi, eufemisticamente mi schiverete perché in verità mi odiate ma non avete il coraggio sfrontato di affrontarmi a viso aperto.

Invisi!

Passeggio al cimitero e porgo le rose alla mia tomba, mentre voi piangete i defunti vostri… di cris(an)t(em)i.

 

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