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L’osso duro dagli zigomi d’argento

di Stefano Falotico

Una maschera scoprì i crimini della società e, di sua già congenita, putrida nerezza, la offuscò

Con piacevole sollazzo, gaudio è il mio giorno che invoca lacrime di corroboranti nostalgie arcane. E nessuno proferirà altre bestemmie contro il mio Dio. Il Dio dei venti, delle barbariche notti mie silenti, ove intingo il mio corpo in abrasione ludica di come, parsimonioso, mi scaglierò sempre demonio contro chi invase, ad anelar superbamente, ah ah, di volermi infrangere, l’odore delle mie lune sacre. Qui, sono io, assieme ai lupi, a sbranarvi con fiera bramosità parimenti assassina e cruda, della stessa spietatezza con cui marchiaste, io vi renderò pan per focaccia. Azzardatevi ad azzannarmi e più forza mi donerete di rabbia inesausta. A montar sempre silenziosa, per poi addentarvi violentemente, spaccando le vostre pelli in furibondo essere ora Satana nella delicatezza, ah ah, del suo stuprante tocco morbido. Di come carezzerà i vostri figli e reciterà loro la parabola di Sansone il “peccatore”. Colui che, come tutti i profetici e messianici angeli dotati di un’anima coriacea e leonina, anziché venir distrutto dalle cattiverie degli infingardi e dei graffianti, taglienti fraudolenti, strappò il suo cranio, rasato di cuor suo sfibrato, e afferrò le colonne dei vili che lor credettero incrollabili. Morì in sacrificio perpetuo a memoria dei posteri, amputando chi lo tradì con omicida suicidio. Perché se morte dev’essere… muoian tutti, travolti dall’impeto implacabile di Dio nelle sue mani a regalargli l’ultima vanità. Così, Dio creò Lucifero e lo spedì all’Inferno perché temette il suo ingigantimento. Perché colui che, come Lucifero, non accetta i taciti accordi del padrone “guardone”… di libero, porcellesco arbitrio, anche masochistico, masticherà di egual ardore fottutamente onnipotente, glorioso e irriguardoso, da abominevole creatore delle puttane che siete voi creati all’immagine e somiglianza d’un Dio ladro e sfruttatore, ogni fiamma peccaminosa, tergendola di sfavillante, lucido, impressionante ludibrio. Concupirà i pleniluni, accogliendoli nell’ermetica, soffusamente adombrante bellezza inespugnabile d’una sua mostruosità identica a quella del suo or rivale, lassù ridente e sempre strafottente a fregarvi con le sue catechesi nel rabbonir da sporco ipocrita i vostri istinti puri. Perché Dio sa, avendovi generato, che voi uomini siete solo plagiabili, da ricattare con la vetustà volontà falsa e truffatrice invero d’un Diavolo ch’è soltanto il riflesso e il rovescio savio della medaglia meschina e mentitrice della crudeltà vostra tanto inneggiata ché poi, dietro le patetiche maschere da suoi caritatevoli adoratori immondi, altrettanto bugiardi siete voi stessi a giustamente condannarvi nel permanente, immodificabile patire l’impossibilità del Paradiso, vittime (in)coscienti e ripugnanti dello strangolamento con cui opprimete le vostre sempre rifuggite libertà, trafugando la vera ascesi e il Nirvana, nel vostro bel, ah ah, balletto da baci di Giuda tradizionalmente immutabili, da belanti castigatori dei vostri cazzi, ché poterono esser alti e vivaci, gioviali, scanzonati e allegri ma della cui allegrezza strofinate solo, nel suolo già mortificato e sprofondato di magma laido come Satana l’incandescente e vivaddio viscido, proprio Satana il giusto.
Lo scuoteste dal suo sonno, di come vi perdonò e decise di vivere lontano dalle vostre lotte di carne e soldi d’approfittatori mendaci. Perché desideraste che anche lui soffrisse la crocefissione dei vostri cristi lordi e da vangeli illusori.
Così, Satana, dopo non avervi per molto tempo prestato ascoltato, punì la scelleratezza della vostra ripetuta, ottusa, schifosa insistenza.
Si bardò in giacca e cravatta. Si recò a tarda notte in un’affollata discoteca e tutte le troie ficcò di suo forcone. Arpionando i vostri “principi” nel gioco della sua nera dama.

Amen.

 

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