di Stefano Falotico
This is Carcosa, il nostro regno, rei e ragni
È sempre esistito un mondo oscuro, quasi scomparso ed estinto dall’imbecillità della gente. Quel mondo invece altrui in nostra opposizione che, ritenendosi a priori sano e giusto, vuol elidere dietro la liceità falsamente leguleia, invero violenta, della violenza più capricciosa ma prodiga solo alla loro animalità celata e raggelante, poiché ipocrita e vigliacca, i nostri innati istinti, anche rabbiosi, cattivi, che tentarono d’abbattere coi ricatti più biechi e miopi accusandoci di esser proprio noi i ciechi, solo ché al diritto delle imposizioni dure a stili di vita a noi inconciliabili mai potremo attenerci, né vorremmo. Dunque, preferiamo e preferiremo, sin alla fine dei tempi, vederla come vogliamo, dunque adesso nuovamente violenta come nascemmo ché vollero screanzatamente modificarci. No, non c’arrendiamo! Saranno loro a sventolar bandiera bianca, puniti infinitamente! È il mondo nostro, che si piace così da quando è nato per congenita, inalterabile diversità un po’ scontrosa a tutto, distruttiva ora per troppi lor recidivi, ignominiosi e testardi abusi ottusi, il nostro regno remoto dalle bramosie carnali e da tutto ciò che a queste affluisce e sempre, sempre confluirà laidamente, miei mostri animali, il mondo loro, dunque vostro ballerino che opprime(rà), che convergendo e strozzando, con centrifuga letalità alla qui nostra fiera…, altera natalità, vorrà perentoriamente, con estrema, doviziosa, orrida puntualità lederci affinché al loro ammorbamento e ai loro “dolci” ammonimenti dovremmo, per loro presunte ragioni, abdicare e ammorbidircene.
No! Ci vogliono intimorire, desiderando che a lor ci pieghiamo. No, non pregheremo per il vostro dio falso! È un no, il nostro, sempre più inascoltato perché se dapprima illecitamente, oscenamente feriste da “bravi” bradi, adesso vorrete rincarare la dose, ché non volassimo ove la fantasia, alta, s’incantò proprio dalla nascita e non vuole, no, non vuole dolersi dei vostri “piaceri” di baci, abbracci e pose ruffiane, voi sì, bruciandoci ad asfittiche sparatorie alla nostra anima, che noi stessi abbiam soffocato nell’antro del nostro rifugio dai vostri esecrabili, imperdonabili peccati, volete davvero ucciderci. Non mentite. Vi fa(rà) sentir meglio e appagati, miei cari, aver tradito solo la natura anche vostra come la nostra?
Chi è il mostro? Colui che ha il coraggio di essere sé stesso, orribile, inguardabile, con le cicatrici da scarface, oppure tu che fai tanto il finto tosto?
Rifletti, riflettete, noi abbiamo già per troppo, troppo tempo riflettuto. E abbiamo scelto. Che vi piaccia o no!
Sempre lo voleste, dall’alba d’ogni origine umana, perciò disumana, lo voleste al volerci a vostra mostruosa, brutta immagine e somiglianza uniformarci, quindi renderci ancor più deformi perché non possiamo cambiare neanche se lo volessimo ma voi, tale orrore, lo voleste violentemente!
E dite la verità, suvvia. Questo massacrarci vi piace da morire.
No!
Sì, abbiamo imparato ad adorare Satana perché, pur sapendo che non c’è nulla oltre il punto finale della vita, pur coscienti che la morte decreterà il termine della notte della nostra locked room, non vogliamo blindarci nella vostra ridicola new age. Dai, piangi, sei felice nella catarsi falsa?
There will be darkness, nessuna Luce.
Ce ne sbattiamo il cazzo dei vostri pentimenti da tutori dell’ordine.
Noi siamo belli così. Di una bellezza che non avete né vorrete mai ostinatamente capire. Ci sapete prendere solo a testate e poi sparate alla nostra testa per far soltanto, sì, così è, far esplodere le vostre zucche vuote da saggi bastardi.
Col mio stato, offeso, picchiato, perfino dalle loro vergogne, le loro, sì, accusato, ci convivo oramai da anni, è da quando ho preso coscienza che, intimamente, a livello profondo e istintivo, posso fingere, sì, sono un campione della sfrontata, spudorata menzogna nel fingere di essere allegro, tanto che il mio naso cresce di ora in ora e la sua cartilagine è sempre più visibilmente lunga, quasi una proboscide a cornice della spigolosità del mio volto triangolare, isoscele, di anima scissa per sempre e non più ripristinabile. Sempre più scarnito dentro e sempre meno carnale.
Si va avanti coi consigli da anni, non esiste la volontà perché anche se ci fosse, anche tosta, il mondo non può cambiare.
E dunque chi siete voi per obbligarmi a cambiare? Dio? Allora, evviva Satana!
Sì, sono io a scaraventarmi contro i vostri “eroi” del cazzo e, scagliandomene, roco e roccioso, spaccato dentro, affranto, macellato, distrutto, azzanno i vostri stomaci, sibilando un mortale take off your mask!
Sono già morto, lo so, ma io, anche nell’aldilà, sempre combatterò per la mia sbagliata, corretta, sempre (contro)corrente natività.
Finché pace in me mai vi sarà.
Così sia scritto, così sia finita.
Quando, nella grotta, udiamo quel terrificante this is Carcosa rimbombante, tocchiamo vertici ancestrali di paura enorme. Ma al contempo anche di leggerissima, magnifica purezza.
Ascesi, ascensore del dolore scelleratamente inflitto reso grazia divina spettrale, spettacolare!
Errol non è comunque The Yellow King e ciò che alla fine il nostro detective vede non è reale, non vi è nulla di sovrannaturale in questa serie, è di nuovo l’effetto collaterale della sua sinestesia che, come sappiamo, viene provocata nei momenti di suo maggior panico esistenziale.
Ciò che vede, quel vortice blu lassù galleggiante, è soltanto quel che la sua mente ha creato nella suggestione indotta da quel posto e da irrazionali meccanismi del suo inconscio.
Così come la vita è illusione e vita di chi la vive, vedendola coi suoi occhi.
Amen.
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