di Stefano Falotico
Blade Runner, R.I.P. caro eterno mio Lou Reed
Sei morto a fine Ottobre di questo (s)fortunato 2013, un lutto che ci martoria, m’ossessiona e sta anche però gioendo.
Tu, “gioielliere” delle emozioni dedicate ai loser, perché anche tu lo sei o lo fosti nel divenire. Quando, vedendo il Mondo nella sua squallida nudità, magnificasti il celestiale elevarti a profeta, di lusso (s)gradito, inviso alle borghesie più (s)radicate. Quel radicalissimo sempre loro accertare chi mai accetteranno, a far scomparire l’umanità “diversa” che combatterà sempre, purtroppo o per (s)fortuna, una lotta persa in partenza. Quanta voce nel tuo roco “ammattirla”, sì, incitarla a essere sempre feroce, battagliera, a non adeguarsi, a non cedere dinanzi ai più melliflui, sporchi ricatti. Insistetti perché noi (r)esisteremo altrove, baciati nella culla dal Dio nobile, che presto ci giudicò destinati a un (in)fa(r)to sganciato dalle frenesie di quelli senza Cuore, che bruciano le anime e di sadismo le avvelenano a poco a poco, strangolandole nelle fornaci. A cui puoi dapprima sbraitare futilmente, fuggitivo poi (e)vincertene, sbuffare ché sei (im)battuto, sbattertene… ma della vita così come giacciono d’abbracci ed erosivi bracieri o braccialetti senza sensuale letto a mo’ di loro, gli essi vivono, la intendono per sempre “protenderlo”… Sì, pretenziosi in erezione stronza, fra bastarde pronte a leccar ansie false. Soltanto protese anch’esse a soddisfare gli appetiti della morte più imperdonabile. Cioè vivere per “piacere”… non confessando mai il proprio desiderio di volontà, inibendo i veri slanci per ten(d)erli nel buono, cattivissimo porcile… ché, dietro le dolci tendine, affilano le carni più avide.
Sei morto ma per me no. Com’è successo per Elvis, capiterà anche a te.
Stessa “fine” interminabile per cui s’inventeranno che tu ed Elvis, assieme a Jim Morrison, siete stati avvistati su un atollo. Speriamo non lo bombardino con altre guerre atomiche. Sì, benedetti coloro che vengono nel nome del Signore. Predestinati unbreakable, era scritto nel sangue, che Dio v’inietto dall’alto più delicato, ché voi foste e quindi siete il nostro siamo.
Salvi nel salmo.
(A)mare… oceani bagnati dalle vostre canzoni. Cavalcherò con voi le stagioni di tutti i tramonti, piangendo davanti a un plenilunio “sordo” dirimpetto al mio “debole” vento di maestrale “animistico”, io primitivo e avo che crede ancora alle favole, alla cacciagione dei miei graffiti impressi nelle vene più alate, io il “disadattato” e così mi amo, vaffanculo a te e a tutto quanto, io il “quarzo” che scandì lancette (dis)ordinate in cronologia alterata, Tempo incasinato, a incassarne e poi a rompersi il cazzo. Voi miei. O meglio come me.
Già là ove Dio sa.
Non siete da Paradiso, meglio l’Inferno. In quel luogo temuto, Lucifero è vergine…
Ma non potrà accontentarci per molto. Lucifero se la racconta da quando tradì chi lo creò e lo (o)mise in questa sconcia, sudicia immondizia. Così decise di fare il masochista. Col passare dei millenni s’abituò a prenderlo in culo. Per tale “ragione”, se lo “tira” da furbacchione. Combina degli scherzacci da “prete”. Da cui l’esorcismo…
Annoiato dalla nostra grandezza, ci spedirà in Cielo. Dio allora allestirà per noi un bistrot più soffice di una scopata da fieri barboni sotto la Torre Eiffel.
Da bere, chiederemo i cazzi nostri su panna montata. Famosa bevanda che già (ce la) bevemmo in calde locande.
Dio risponderà che, per preparare tale cocktail, deve chiamare Michelangelo.
Al che, gli riveleremo che San Pietro è una sua illusione. Noi non abbiamo “Pietà”. Gli chiediamo però la visione esclusiva del montaggio finale di Blade Runner. Dio ci dirà che non ce l’ha… E noi lo ammazzeremo, ribaltando la religione. Che cazzo di Paradiso è un Paradiso senza un capolavoro come Dio comanda?
La vita è uno shining. Una volta morto, purtroppo, rimane il ricordo di chi è vivo. Il resto è una (pro)cessione per la consolazione dei poveri fessi.
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