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Dracula è Gioconda

Gioconda

 

di Stefano Falotico

M’avvolgo in una tempesta emotiva dalle sfumature grigissime, opalescenza meditativa e rannicchiato per altro scricchiolar di nervi “stanchi”, rabbiosi come a Dio sputai in totale, “generosa” ah ah negligenza alle sue vetuste, da me abbattute regole stupide.

Detesto furoreggiante i suoi comandamenti, l’idiozia menzognera che ha permeato questo Mondo “socialmente integrato” quanto poco integerrimo ai valori appena qualcuno li confuta con obiettività dura e pugnacissima.

Schivano e feriscono quelli come noi, nati “diversi”, che ce ne freghiamo bellamente dei loro miserabili “trionfi”, sguazziam ove il Cielo si tinge anche di furor rossastro e furbesco, dentro un fischiettio inaudito, verecondo che porge affronti schietti contro questa derisoria “clemenza”, ah ah “pietosa”, sì, macerateci con “acutezza” e vostre domestiche “tranquillità”, riverbero odioso partorirete in noi mai ad adempiere per inchinarci dinanzi alle tal meste, “cortesi” inezie, vi solletichiamo di finti “buongiorno”.

Noi ripudiamo la Luce, l’adombriamo d’impudico e battagliero spaccar le sue muscolari “flessioni”, erigiamo il muscolare urlo a Notte atea, alterissima e a voi schifosa. Non gradiamo il vostro aggradarvi in gradi “militari” per la prosopopea dei busti ch’esponete smargiassi a morto invero già esservi dissolti, immolati alle bugie per il solito gioco “lungo” del buon viso a cattiva sorte e l’adattamento più ignominioso. A cui noi entriamo in culo, oh sì, miei “signori”, ci siamo educati alle planetarie e adesso nostre arbitrarie “sconcezze”, nostri car(ezzevol)i debosciati di retorica “inguinale”. Sempre preoccupati del “presente”, rivolgete speranze futili al futuro, ma il futuro io vi svelo che non esiste, ch’è soltanto un altro illudervi per badar al gelo della bieca temperatura stagna. Comincio a non sopportare più nulla della vostra fottuta, e quanto la (s)fotterò, società. Prima, anch’io vi vivevo e vegetavo come voi, i “vigilanti” non tanto delle emozioni sentite quanto piuttosto del continuo, tedioso, ammorbante cibarvi a vicenda delle anime altrui. Tanto viziosi a secernere stronzate, a cagare voi donnette degli escrementizi aborti abominevoli, dal cui già infetto DNA infesteranno d’altro spermatico ingravidare la scemenza totale per nuovi ebeti, di generazione in altro (de)generare. Ah ah, rido in quanto eremita, diamante integro a costo di sacrificarmi nella purezza.

Vi disgusto?

E il vostro ridere di gustarmi fa sì che alletti sol il Sole scomparso. A cui sparo “raggiante”, fregiato d’insistenze recidive, ah ah, a scorporarvi, smembrando nel terrorizzare questo vostro pio “innamorarvi”. Son io che farò di tali risate un pasto nudo antropofago. Del masochismo assumo il piacere, a voi insensibile, del non plastificarlo, non soggiacerò al ghiaccio del tanto vostro “abbracciarvi”. Nei vostri palazzi… cresceranno mostri guardoni, vi spierete nel “progresso” edonista e “allestirete” costruzioni a ego egoista! Grattacieli svettanti da distruggere con pari vostro bombardamento alle nostre coscienze. Sbatton le porte d’ascensori e io (a)scendo nel piano infernale!

Violentatemi per “guarirmi” o ancora maligno guardarmi, otterrete altre r(e)azioni impreviste e la vostra puttana sedata nel sedere.

V’è chiara l’antifona del mio ritorno tonitruante o devo obbligarmi a farvi gemere come quel Cristo falso che pregate da “crociati” sciocchini?

Scoccò la scintilla e, d’allora, non guarda in faccia nessuno. Io sono nessuno.

Osservate i vostri puliti bicchieri e nel fondo scoverete il marcio di come salivari foste ora da me straziati in devastanti affondi, miei giocondi di avarizia. Evviva l’ubriaco Dracula, in un altro Tempo imbevente un (di)vino a voi arrossante. Tu, troia, stai sbavando di rossetto, ora ti lecco di “bavaglio”. Guarda come ti dipingo. Un bel sorrisetto, stronzetta.

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