La fine, il nubifragio, l’ansia, la libertà mia che, sotterranea, s’è sempre alimentata di poesia espressa, cari repressi. Non opprimetemi, altrimenti (s)premerò.
Stringe! Il tempo, la vecchiaia. La nuda essenza, la paura, la fine. Un viaggio a ritroso, solfeggio, soffice nuoto fra le onde della mia anima poderosa, e piango, tumefatto da tanti orrori, rinsecchito, ischeletrito, guascone smorzato e non più libero. Scheggiato e in burrasca, strambo, mutante, in questo solito liquame sociale in cui tutti millantano e invero non sanno...
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Fragorosamente rinato, dentro la mia poesia più fulgida… ri(t)mato, ondante fra mille umori mutanti, perso, vagabondo, viandante.
“Origami” di mio esser “androide” in tal mia nostalgia da Blade Runner. Ché rimpiango il tempo passato, non lo temo ma, dinanzi alle spettrali mentalità “odierne”, moderne d’orrido viver “dabbene” da mendaci, ferini, sferranti ca(r)ni, squagliandomi nei riflessivi, melanconici pian(t)i infernali d’un tormento ossessivo e a mio distrutto cuor disossato, angosciandomi spaventosa-mente, non so se m’incanto d’un altrove sognante oppur mi lustro d’una purezza magnifica. Incendiandomi di passioni dense e vividamente sanguigne, “weird” perché non adatto ai “contemporanei” nerd, ai lor “tristi temporali” da stronzetti sempre fiss...
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Essere-non essere un russo e “russare” non solo in Russia ma in Dracula a ma(e)stro dei suoi monchi, miei monaci e “dott(or)i”, questa è la libertà di vero “(av)or(i)o”
Basta coi paletti, d’altronde io sono l’Impalatore. A memoria imparatelo, miei “pallini” con le “palle”, combattei in guerra crociata contro i mori, miei viventi morti. E adoro i giochi di parole, in quanto eternamente giovane a differenza di chi, facendo(si) figli d’un Dio porco, “smadonna” appena la tanto “agognata” prole sbuc(ci)a in culo al suo (im)mo(n)do di vivere ché, se non partorisce altre puttan(at)e, non si sente a posto e in porcile.
Porcile uguale “adattamento”, uguale nostra (s)fottuta “normalità”, parimenti alla nostra micidiale (im)moralità...
Read Moredi Stefano Falotico
Alla psicoterapia, ho sempre preferito la poesia, Dracula e Fuga per la vittoria, io scelgo il mito, io scelgo la foll(i)a che mi acclama, un torbido spirar alla “spirale” delle “spie”
Conosco, al solito, una donna. Le porgo un occhio semi-asciutto in ammiccamento beffardo, forse sotto i baffi d’altre ce(r)n(ier)e delle beffe. E non l’arraffo, sol altro fegato mio “arruffato”, in un richiamo però sempre più appassionato. Spesso non m’arrendo, altre “da solo” m’arrangio. Ma se diventa “solido”, sì, “pene” di contraltare, Dio mi punirà per questi auto-erotismi “bestemmianti”, ma non ho sonno, pace di pece e son-non sono la bestia, lei è bella, eppur alle “pecorine” vostre non belo. E, nonostante “tutto”, son sempre più bello. Anche quando nel girotondo ballo...
Read Moredi Stefano Falotico
Da anni, con protervia e fine, intima arroganza, me ne fotto… sia dell’organza che degli orgasmi...
Read Moredi Stefano Falotico
M’avvolgo in una tempesta emotiva dalle sfumature grigissime, opalescenza meditativa e rannicchiato per altro scricchiolar di nervi “stanchi”, rabbiosi come a Dio sputai in totale, “generosa” ah ah negligenza alle sue vetuste, da me abbattute regole stupide.
Detesto furoreggiante i suoi comandamenti, l’idiozia menzognera che ha permeato questo Mondo “socialmente integrato” quanto poco integerrimo ai valori appena qualcuno li confuta con obiettività dura e pugnacissima.
Schivano e feriscono quelli come noi, nati “diversi”, che ce ne freghiamo bellamente dei loro miserabili “trionfi”, sguazziam ove il Cielo si tinge anche di furor rossastro e furbesco, dentro un fischiettio inaudito, verecondo che porge affronti schietti contro questa derisoria “clemen...
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