di Stefano Falotico
Accigliato, ai bordi di queste case diroccate, “piovono” macerie sul selciato della mia anima. E, fra tante vite permeate di fresche lor libagioni mai stanche, “affilo” il naso nell’aspirazione nervosa che dia un tocco di prelibatezza a tal logorio mio che par di tutti i dì disamorato. Ancorato ad ancor sperare che domani i tramonti sian inebriati, meno spettrali, di tante rinate vite a me ad attraccar per non più nessuno attaccare.
Quella sicumera, quella forza d’urto che mi spingeva, oggi tutte le illusioni son deperite in vimini col disco della mia ernia...
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