di Stefano Falotico
Il monologo-“monocolo” del vampiro “invisibile” Travis Bickle: ai bordi del turpe barbarismo “moderno”, v’è l’origine fallace, infelice e femme fatale della società (im)produttiva, il seme del Male a suo coraggioso nel mare allattante!
Meschina è l’esistenza se, sfregiata, oltraggiata nella dignità onesta, dai parassiti travestiti da persone “perbene”, vien schifata e genera emarginazioni a linciaggio di chi, schernito oltre le soglie del pudore, si ribellerà coi più “lievi” fervori, intingerà le sue membra nel fantasma lacustre d’un licantropo di mangusta, vi masticherà cannibale nel suo sopravvivere al di là d’ogni legge morale.
Sacralizzando il suo virtuoso punito, sfregerà gli impuniti a viso aperto e pugni scagliati con sublimi poesie feroci, nell’immolar il cantico creaturale della ritrovata, scatenata ira craterica.
Ove il suo carattere s’ammansì, esplose il Dio della strage, della divina carneficina ai macellai che inflissero castighi protrattisi a iosa per oscurarlo dentro il tunnel del turbato esistenzialismo in sé (dis)armato. E, “ammattito”, dalla cancrena sviscerata dell’agonia lesa con altrui folle arbitrio scriteriato, dagli inferi meandrici dei dolori tensivi, risorgente rifulgerà in coscienza vendicativa.
Come Vlad, Principe della Notte disturbato dalla chiassosa e ciarliera società frenetica degli scacchi matti o, peggior sorte(ggio), a demonizzarlo d’oscuranti sortilegi demoralizzanti al fine d’affinarlo al “buon” gusto della “golosità” pasciuta e scevra di scrupoli. Che “succosi”. Si slaccerà la “cerniera”, esibizionista furibondo, lanciando grido battagliero lanceolato a puro suo scalfito con indubbia boria, la prosopopea dei “posati” già nel lercio lecito addomesticati e privati del vero, innocente mastice al proprio profondo mastino effervescente e brioso.
Attaccherà briga nello sbrogliare il suo nervosismo a pelle, raschiata in transumanza d’una spaventosa e repentina metamorfosi stronza. Ma la metamorfosi non c’è. Come Iddio creato dagli spauracchi del moralismo per Cristi ubicati a loculo di scatole craniche presto plagiate dai catechistici e perciò castiganti indottrinamenti dei “dotti” poco di mente “elastica”. Scemenza innata e di orrido tramandata!
Egli è l’erudito che s’è rotto, strappa i lacci, piglia al lazo, ruppe imbizzarrito le putride razz(i)e dei razzisti, slegò con fragore le catene, attorcigliò la sua simbiotica Natura morsa dai viventi morti nell’innalzata levità del Cuore or ancorato alle baldanti aurore.
Dall’anfratto d’una intera, e giammai integra società di megere e finti “maghi”, navigò sin al fastoso chiarore del plenilunio torbido, modellato a far di sé un capolavoro nell’orgasmizzarsi.
Cattivo come nacque perché è enorme bugia credere che gli uomini siano buoni. Molti di essi si fan paralizzare dalle palizzate del viver “quieto” ma invero, così (tras)curandosi nell’amor davver proprio, agghiacciano sol che i lor s(t)essi, stesi in fila già orrendamente plasmata al murder incorporated.
Sputatelo, figli di puttana e papponi delle minorenni. Io sono il predator re(o) d’ogni più invincibile cacciatore del vostro sporco bosco! Io sono il Pater Noster! Vi disboscherò da quel che v’imboccate nell’indur(ir)vi a vicenda nelle ritualità da tribù “progredita” all’apparenza ma soltanto più ad atterrirmi d’orrore nella nudità del vedervi con vostr’assassina “meraviglia” da “sani” viaggiatori di tal valle di antropofaga lacrima “alleviante” idioti da zoo dei maiali.
Ieri, contatto un gran pezzo di figa, perché affascinato dalle sue seducenti, attizzanti caviglie, che si propagavano di silhouette lunga in gambe da “sifilide” venerante. Da quei centimetri “nascosti” del celarla in “tiro” di tacchi a spillo, udii il “mio” di grinta a volerla di grinding. Sentite come in tal “baciata” rima già ve lo baciate, oh miei gringhi, di musica per le vostre orecchie e il cazzo che voi invece “rapinate”, fingendovi di non ammirare tal parlante “grilletto” ringhiante. Origliatevi. Sveglia, coglioncelli! Rapitori “bravi” nell’edonismo di facciata ma squali della vostra piacente anima fustigata! Ella, calzante setose scarpine nere, su di me scalpitò le cosce a (mas)carponi, in foto assaggiate da un cane assatanato a cui, abbaiandogli d’occhiolini languidi, lascivamente godeva non di “cuccia” nel pregustarlo “accarezzandoglielo” tanto nel ciucciato “cucciolotto”.
Il cane, di tanta “pregiata” lingua da ghiottone accalorato, tal figa con molta (in)certezza s’è montato.
Ed è per questo che la contattai, perché io lo so come il cane assai la tastò. Il mio test(icolo) s’è rivelato come al solito azzeccato!
Scopro che è personal trainer in una palestra per femministe dai pilates urlanti “in giuggiole” giulive la patata che non deve chiedere mai le “olive”. Forse, “quelle” son tutte rasate con del Gillette versione “No woman, non piangere”, sognanti di oliantissimi, “violenti” yoga “depilanti” ogni negro muscoloso, “asciutto”, mai in bianco alla Bob Marley “incazzato” come una bestia per le “violette!”. Esse alzano in “tono” i culi sul “sopp(r)es(s)ar” quante palle “avranno”, sfregano le cosce in tute “aizzanti” i cavalli prominenti, alcune (s)fregate da seganti e sfigati. Altre invece son procaci e voglion solo “tonificarle”, le residue, mosce di sedere, desiderano il fondoschiena “tornire”. Torreggianti nell’inno di mammelle “capezzollanti” per ogni maschio scopante di cappella bruciante al loro capezzale d’inondare.
Ella mi spezzò il pene e lo diede al mio discepolo. Il cane.
Par(ab)ola di Travis Bickle. Il quale, dopo rannicchiate flessioni a scultura del suo esistenzialismo da monaco, ingranò la marcia su taglio da mohicano e sparò in faccia per salvare l’unica puttana che non “li” meritava.
Meditate!
Ed è per questo che Marlon Brando de Il coraggioso conosce che la vita è dolore, “essa”, cioè la (s)figa, parte dal parto e finisce sempre d’una partita in “parità”.
Ora, dammela qua. Partorendo, le donne è come se venissero fornicate da Satana. Un po’ soffrono, un po’ no. Quasi gioiscono come la Gioconda.
Questo è il mio (rac)conto “sbattuto” agli osti e alle ost(r)i(ch)e dai vampiri ca(gnol)ini che siete voi!
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