Racconto tenebroso del Falotico
Apparente mutamento, mente che cambia, anima (im)mobile che si rinnova
Non è vero che si rimane uguali nel tragitto di questo “viaggio” chiamato vita. Anche s’io abolirei, anzi “aborrirei” tal proprio limitante “viaggio” dal mio “dizionario” dell’anima. Abortiamolo!
“Viaggio”, così come comunemente inteso mi par “crescita per tappe”, per esperienze identiche a tutti, sempre topolini a guidar per la “top(p)a”. Ma così viaggiando l’approdo null’altro sarà amarezza ché, se conquisterai ogni avamposto di “comando”, poi che ti resta da vivere se non il cannibalismo del tuo “impero” e le squallide nostalgie d’una processione funeraria di ricordi a retrovia del sempre vederla “a posteriori”, con un po’ di dolcezza quand’ancor che te la scoli, scopi a golosità ingiallita, “retrogusto” d’uno sconsolato, incancellabile sfogo a canali di scolo?
Sc(r)ol(l)ando un altro bicchierino fra un “però” e aperitivi con quattro cadenti pere e un “liquorino” del languor ormai “sciacquante”, tra una scialba notte in bianco e quel disgustoso “piccante” che, appena giunta l’alba, ti metti in bocca per prenderla… così com’è (s)venuta. Sei già tramontato. A tal orrore, scambiatemi pure per pazzo, continuo (r)esistente a opporre il mio “uccello” gracchiante, corvo nervoso, leggermente dispettoso fra le “ondose” e fragorosissimo di fragoline, dai capelli nerissimi, arrabbiati e “arcobalenici”, nel nuotar di Notte roteante con la faccia tutta “rotta” e le rotule a spaccarti le (g)nocche, senza plastiche e senz’imbrogli delle vostre bevute bavose e del vostro “bravo” bavaglino. Bevi di c(ann)uccina. Pulisci la cucina, lucida!
La mia voce si discorda dalle comuni vocali corde stonate, ché io non scordo quel che patii per colpa dell’ignoranza, di com’amputaste l’amor per Lei, dunque per me, la mia vita… inducendola appunto alla qui sempre più viv(id)a malinconia. Siete dei bugiardi, Pinocchio ha la testa dura e il tonno morbido del puro…
No, non son cambiato, semmai adesso indosso una “maschera” più fottutamente disturbante, plateal schiaffarvi in faccia le mie rughe prive dei vostri roghi negli spurganti-Purgatori, e anche delle vostre strisce, tanto “tranquille” da pedonali quanto di cocaina per voi ricchi a darmi altre pedate in culo e (ri)spedirmi all’Inferno. Ma qui brucia… si combatte e non si dorme.
Mai domo! Donna!
Infatti, sovreccitato dal Diavolo, non sto zitto, parlo poco ma smaschero i porcellini lassù a vostro artificiale, “figo Paradiso”. Ché m’infuocarono ma stan pian pianino morendo, fuochin fuochetto a mio forcone tutto rizzo, arruffato di cresta e “rastrello”, che furbaccio “inviso” e soprattutto “invisibile” son miei galloni il pipistrellone, quel sedato, seppellito Cuor mio amato, sempre più intonato, oh cari rintronati. Che grinta da “rasta”.
Che rospo sei e io il Principe che ti strozza e spu(n)ta!
La pancia vostra, a forza di crescer nella presunzione superficiale per qualche “figa” che “cioccolatinizzate” d’amaretto “affogato”, sta dando di botto.
Quindi, perché se tu borbotti io non posso darti delle botte?
Invece, posso eccome e presto ti sposserai. Ti st(r)uccherò mio “sano” ometto sposato. Rimarrai horror di stucco.
Visto come mi hai distrutto? Ah ah!
Quante concupisci di segretarie in “segreto” delle fotocopie poi da eliminare?
A me puoi dirlo, caro lord, se a lor lo dai così “generoso” di dollari e lo(r)dante di collare.
Oh, come “decolla”. Ah ah”. Sì, alcune plagi con regaletti a base di mazzolin di f(i)ori, usi una tattica di molto “tatto”. Sfiorarle con “gentilezza” per deflorarle e presto sfiorite avran già, come te, “capito tutto”.
Inserite…, si capisce da come pisciano, mio pervertito, son indirizzante al “dritto” vederla…
Fra un capitombolo, detto anche altarino scoperto dalla moglie col notaio dal “tamburino” in altre pratiche… di divorzio “annot(t)anti” quello “sveglio nottambulo” (investigatore privato che sveste la proprietà non tanto privata?), confessionali per salvar la “fede” nuziale, capra e cavoli, il mio co(r)dino da caprino, altre “merendine”, i tuoi bambini ficcati nella s(c)uoletta, una suora che con te s’inchina timorante e assai trombatina, un agnello di Dio a Pasqua su panettone del tuo pene alle “mandorle”…, eh già, anche le gialle cinesine mastichi fra invernali, marroni “caldarroste” e il contemplare “arrossito”, finto-intellettuale un film “alto” del Cinema orientale, ma sai come orientarlo, sventolante le disorienti e “occidentale”, coi tuoi movimenti “intelligenti” d’occipitali, (s)fotti in modo sacrale, da cui il riso all’agro con gelato al limone della yogurteria più glup glup, la prendi sempre di “slancio”, allaccia la cintura se no ti fan la mu(l)ta ma io non muto.
Mi denuncerai per (ec)cesso di “lentezza” ma spedito t’entro in “galleria” alla maniera veloce e che non dimenticherai. Che Male, che “bene”, che bile, che vaffanculo!
Prenditi il corvo e afferra un “cornetto” partenopeo. Sono lo stregone, prova a debellarmi coi tuoi riti popolari e scaramantici, intanto “scarto” il tuo “babà” e succhio l’amore senza “eccitanti” di “cartine” ma di cartone “animato” a tua merda d’animale.
Ciao, la Notte è lunga. Prevedo altre strade buie. E molta bua, mio “bue”.
Firmato Edgar Allan Poe?
No, un “falò” sul bignè del tuo bidet al mascarpone!
Stefano Falotico
- Il corvo (1943)
- Il corvo (1994)
- I tre giorni del Condor (1975)
- Corvo Rosso non avrai il mio scalpo! (1972)
- I corvi ti scaveranno la fossa (1971)
- Impiccalo più in alto (1968)
- Cose nostre – Malavita (2013)
Amo le famiglie Addams alla Dark Shadows di Tim Burton. Ad Alessandro Manzoni preferisco Fred Blake, fidati di me e la tua vita non sarà in bianco e nero, ma una divertente black comedy. Senza crime ma alla crema non da stronze creme delle cremine.
Chiamami goodfella e salutami tua sorella. In poche parole, ricordati di me, non sono da pasticcini e Muccinoanche se Michelle è ancora bella e la scopo in maniera Besson, cioè molto pepe e zucchero a velo fra lenzuola al silenziatore.
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