February 12, 2015 /  Posted in Una discesa nel Maelström

Nostalgia tremenda, cagna, canaglissima che mi fa incagnire e incagliare, incazzare ma rimango preda e vittima solitaria delle mie inguaribili depressioni. Non mi lascian tregua e tormentano, picchiano pesanti, mi soffocano, la libertà, funesta, s’attorciglia in vano mio accapigliarmi per sane giornate di freschezza ma l’onda marina dei tremori, remore d’un mai disarcionarmi proprio da un passato asfissiante mi strema, ma remo, nel mar in te(mpe)sta che, pur anchilosandomi, pulsa e batte cardiaco nel veemente fomentarlo di nuove spinte emozionali, resuscito e quindi ancor precipitevolissimevolmente casco, mi rialzo, un’altra batosta e il tiepido, morigerato assaggio di virtuose estasi ricercate, sopraffine per delicatezza a non far sì che m’estingua in cenere suicida, ma il tempo passa, sospira, non spiro e vivo, seppur gracchiando, rancido e acidulo, meteoropatico sfibra, liscio sfila, liso consuma, lontano dal consumismo, mi lubrifico talvolta nell’ira, mi (s)tiro, ridacchio di facciata e mento, usando la mente “furba”, a “scaltrezza” di scatti che mi disancorino dal sentirmi stanco… morto.