0

La Legend colore It di Tim Curry

TIM!

 

Ah ah ah!

Ah ah ah!

 

di Stefano Falotico

 

La torva Luna d’un balletto con Satana che, angosciato dai pleniluni delle sue fiamme romantiche, lustrò le lapidi dei cimiteri per riesumare Lucifero che io fui nell’ero(e) tetro e brama di nostri feretri

La bianca magia d’un racconto opaco dai contorni grigi su voce del narratore Zanna Nera, errante in racconti vagabondi, assieme all’angelo ribelle del Dio che l’originò ma non in ginocchio lo piegò

Fratelli della congrega, qui a me in asservimento ludico del mio (ar)dire.

Vi narro, narrai già in altre (re)incarnate epoche mai dai pochi ricordi eppur scordate in dimenticate oggi vocali corde affievolite, stonate e in tono a vostre tonache, il qui mio canto del narrerò, perché fummo, fumeremo, sfumammo, io seppi(a) e tu saprai, salperemo in ere d’esseri nostri neri a fumar l’oppio. E combacianti (mal)occhi.

Io, il cavaliere d’ogni cimitero…, cari allocchi vi sono cocchiere per debellare ogni sopravvissuto marmocchio.

Passeggiai nel tramonto già imbrunito delle stelle brumose di tante notti focose. E approdai alla riva mareggiante di miei fratelli di sangue ancor seppelliti più vivi che morti in tombe da sbiancarmi, per terrore, gli occhi miei mai di ghiaccio.

Mi sedetti vicino alla tomba d’uno qualsiasi, sulla cui lapide lessi a stento il suo nome, “Malapena”. Questo il suo nome, non ne aveva un secondo… di pace. La sua vita, nella mia chiaroveggenza eterna, fu mai eterea di requie?

No, non ebbe, non è, forse con me sarà.

E quindi distrussi, a calci, la dimora entro cui il suo cadavere, già oltremodo liquefatto, sotterrato da anni annacquava nel qui “giacque” e giacerà?

Afferrai il suo fantasma, lo presi per le palle e per i capelli gli scrollai la cenere d’ogni polvere umana perché assieme a me avrebbe polverizzato ogni sporca bugia del Mondo dalle origini opacizzato.

La patina ingrigente delle verità sempre latenti e quasi mai a goder del domani ancora piangente.

Dinanzi al suo teschio (in)visibile, con la Luna proterva lassù in superba posa supplicandogli, costernata e di firmamento costellata, una risata materna e dunque lattea…, la sfacciataggine ebbi di dargli dell’ebete. Affinché capisse che (non) morì invano.

Malapena rispose a (t)ratti, gli altri cadaveri che dai buchi uscirono per tappare il suo silenzio.

Dopo lungo (non) ascoltarlo, poiché (non) parlò nell’apparire (s)parlante e d’allucinazione mia da satanista invadente, mi rivelò che fu colui che combatté il Creatore. Un figlio di puttana. Lui, io, Esso o la Madonna di Cristo?!

Ma, dopo tanto e millenario opporsi alla volontà dell’entità originaria all’evoluzione (in)voluta dell’umanità ben inaugurata eppur sciaguratissima, decise di stare per sempre in mutismo.

E io rispettai il suo labiale.

Infatti, di lì a poco, mi svegliai da quell’incubo. Urlai con la bava alla bocca me nessuno mi sentì. Oppure, come sempre, finsero di non sentire. Cucendosi le labbra.

Ma credetti fosse vero quel Satana giusto che sognò.

Morale?

Fate voi.

Vi benedico fratelli.

Leave a reply

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>