di Stefano Falotico
L’inverno del nostro “concerto”
Vana è la strada di chi, timorato da Dio, chiede venia perché mi sven(tr)i, resisto basculante in oscillazioni nervose ma tutto il mio casino è (de)generato da una rinomata Natura, anche corporea oltreché fisica, che sradicò il Tempo per innamorarsi nei suoi lembi, lemme lemme e flemmatico arco di tempie contemplanti. Girovago, non mento a chi sono dentro, trascorrono le stagioni e le piogge dell’anima trascolorano, un viavai di “saliscendi”, di sale a pelle in dolcezza eburnea che guarnisce ma, giammai guarito, rido (s)contento. Imbrunita è l’aurora, porgimi un sorriso e increspalo a virtù della più vanitosa mia spina infranta in rose ammaccate dell’animo perso...
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