Sì, gioendo nei campi di mio Padre, signore autarchico, d’aspetto austero, aureo in sue certezze corrucciate per colpa d’un mondo (s)porco, dirimpetto al quale bisogna “accigliarsi” ed esser tremenda-mente irriverenti, (s)fottendolo a sua volta nello svoltar dissacranti, imparai l’arte “arrangiante” dell’esser sé stessi anche nella propria spassosa visione del sesso. “Duro”, (s)fatto a mo’ del fregarsene… Mai abdicando al sociale mal’ di ricatti, m(i)ele e lerce (ri)cottarelle, (in)dotto con l’indole introspettiva all’introiettar questa società di troie e farsene… una ragione, a divertimento di propria erogena “regione” del mandar a culo chi non la pen(s)a come noi...
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di Stefano Falotico
Promontorio
Non v’è reato più mostruoso della boria degli adulti a spezzare la cruenta, sì, violenta fantasia della giovinezza che, ribellandosi, macellerà il gretto conformismo
A piedistallo issato in orgogliosa gloria del mio sempiterno malessere di vivere, questo splendido, logorante ma vivido morbo che m’attanaglia e m’opprime con escrescenze strappanti le mie viscere, esigo silenzio. Viscere, gridate!
Attorcigliate in reclusioni ostruttive al sangue, da voi raffreddato e coagulato al glaciale, freddissimo spegnerne le vie respirative, in me s’ammalia d’ammantato gelarmi con arso furore di tempie crateriche in zampilli fluorescenti che partoriscono creatività inarrestabile...
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