Ancor’innamorato, morbido e morboso fra moribonde striature dallo svelto, velato pensiero.
Non è stata una gran vita, così decido di “circoscriverla” in una tastiera che l’inganni, la capti per come poggio i neuroni emozionali d’un rimpianto battente, o forse proprio da quel blackout rinascerà un’atavica speranza che credetti morta? Che ne so? Pensa a saperla tu, che ti professi di “sapore”.
E soprattutto lavati col sapone migliore. Quello che ti cancella la merda dalla faccia. A lentezza stanca, macilento… tu che prima primeggiavi in tutto…, cioè me stesso, ora non sei più o solo piuma, poeta per sublimare quello squittire che tanto però abbrustolisce, stizzito soffri, piangi lagnoso, ti dimeni ma ne val la pena?
Ambasciatore porta il piatto della vendetta...
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