La lenta, inaudita, savia scarnificazione di una famiglia ad opera artistica del punitore che ne bruciò ogni freddo, sì, lor fottuto ardore, imprimendoli del marchio assassino d’autore
Parimenti violento alle ardite sconcezze di questo nucleo familiare di dementi, da sempre arroccati in una mentalità vetusta da laide manguste bieche, arrivò in città, bardato d’ammantellato splendore, un nobile pudore incarnato nel fantasma di ver, tremendo amore.
E, con mastodontiche leggiadrie ballerine, fu a tali sdegnosi la moltiplicazione del taglio che inflissero nel loro stupido ballarsela, sputare, mangiar “allegri” e suonarsele di tutti (s)fregi, lentamente soggiogandoli a una tortura agghiacciante per classe, superbo ingegno, balistica rinomanza dello scardinarne ogni lor orrore in divino scaldarli di potenti tremori. Del “lustrarli” con eguale crudeltà “invisibile” e omertosa. Di cui si lordarono, a intimare il prossimo al suicidio se non era a questi congeniale e come loro, i maiali, altrettanto sudicio, viscido, strisciante, repellentissimo e vomitante la banale malignità di tal becera signoria di tonti.
Così, dalla morsa delle loro carnali fauci, una forza sovrannaturale fu scatenata di vendetta micidiale, e con lor paura tremolantissima furon invasi dallo stesso accerchiamento che, scelleratamente, perpetrarono con tanto appunto sdegno.
Dapprima, colti da malori rabbrividenti ad astringerne e contorcere i già di lor porcelleschi lineamenti, animalescamente sussurrarono patetica pietà. Ma, ad avviluppamento delle loro esecrabili anime, assediati dall’esser sempre più spiati e dunque sottilmente disarmati, flagellati negli arti e nelle crescenti deformazioni delle salenti urla agonizzanti, morirono “placidamente” in un mare di calmo essiccarsi.
Appassendo come foglie morte dinanzi alla brada ora vendicativa d’un invincibile che li macellò con piacevole “delicatezza”.
Sanamente screanzato!
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